( dedicata a una persona speciale…..)


Per chi non lo sapesse, Eduardo Galeano, uruguaiano di nascita, è stato uno scrittore acclamato a livello internazionale, venuto alla ribalta nel 1971 con la pubblicazione del romanzo “Le vene aperte dell’America Latina”, diventando un punto di riferimento della letteratura di denuncia sudamericana. 

Quando l’esercito prese il potere con un colpo di stato nel 1973, venne carcerato ed in seguito riuscì a fuggire in Argentina, dove rimase per poco tempo, sino a quando il generale Jorge Rafael Videla salì al potere e la sua vita messa in pericolo dagli squadroni della morte, che lo costrinsero a trovare rifugio in Spagna, dove visse fino al 1985, per poi fare rientro in patria sino alla sua morte avvenuta nel 2015.

L’autore è famoso anche per una serie di aforismi, tra i quali ne spicca uno molto significativo:


"Siamo tutti mortali fino al primo bacio e al secondo bicchiere di vino"

Di solito, le citazioni rimangono scolpite nella memoria perché dovrebbero essere d’impatto, assolutamente dirette e chiare, ma in questo caso, ho dovuto rileggerla più volte per cercare di comprendere cosa volesse effettivamente dirci lo scrittore. 

Ho ripensato al mio primo bacio (quello alla francese per intenderci), che ormai si perde nella notte dei tempi, ed aprendo il cassetto della memoria, ricordo, in modo un po’ annebbiato, che probabilmente non fu esaltante per entrambi; di certo, però, presi dall’intensa eccitazione del momento, ci diede la capacità sensoriale di cancellare, anche se in modo fugace, i turbamenti e le inquietudini adolescenziali, i limiti e le incertezze della nostra condizione mortale.  

Inevitabile a questo punto ricordarmi le parole di Cyrano di Bergerac che relativamente al bacio proferiva:


“……un frammento di eternità che ronza come l’ali di un’ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell’anima!”


Se il bacio è il sapore dell’anima e l’anima è la parte che non muore, contrariamente al corpo, allora non posso che dar ragione a Galeano.

E il secondo bicchiere di vino?? 

Di norma, il secondo bicchiere di vino (quello buono), è quello che ti scalda il cuore, è quello che ti apre al mondo, all’assoluta convivialità, alla verità e che alla stessa stregua del bacio, da lì in poi, ti indirizza in una condizione quasi paradisiaca, certamente coadiuvata dall’effetto alcoolico, in una sensazione di benessere che ti porta a farti sentire quasi immortale. 

Galeano, in sintesi, ci sprona a provare i veri piaceri, invitandoci ad immergerci nelle emozioni, che se non ci fossero, farebbero perdere di significato la nostra stessa esistenza. 

Esiste un vino, che amo e che mi fa sentire immortale già dal primo bicchiere e che alla stregua di un bacio, mi arriva direttamente al cuore. Sto parlando del Riesling della Mosella, regione che ho avuto il piacere di visitare due volte e quando sento il bisogno di emozionarmi, riesci sempre a non deludermi. 

In particolar modo, mi riferisco ai vini di un piccolo produttore, Achim Molitor, titolare dell’azienda Molitor-Rosenkreuz, fratello del più rinomato Marcus, tanto burbero quanto incredibilmente sensibile nel dar vita a veri e propri nettari che hanno il sapore dell’eterno.

Siamo a Bernkastel-Kues, cittadina fiabesca lambita dal lento fluire della Mosella ed alle spalle vigneti ripidi, maestosi e di una bellezza mozzafiato.

Qui nasce il Piesporter  Goldtropfchen Riesling Spatlese annata 1999, di 7,5°vol. degustato il primo giorno di primavera, assolato ma con temperatura ancora rigida.

Si presenta di colore dorato limpidissimo e luminoso, quasi da vederci il sole dentro; al naso emergono inizialmente sensazioni fruttate di pesca ed a seguire caramello. Lasciato ulteriormente ossigenare e roteato nell’ampio balloon emerge un mix di sentori idrocarburici inizialmente di gas per poi virare sul copertone bruciato per poi concludere ad accenni di pietra bagnata. Percezioni olfattive inconfondibili anche alla cieca. 

In bocca è qualcosa di magico; entra in modo estremamente sensuale, è leggermente oleoso e salivante ed è sorretto da una spiccata acidità, ammaliante nel suo residuo zuccherino, in una beva semplicemente pulita, dove riemerge un corollario gustativo di pesca e miele delicato. Finale persistentemente lungo e quel che sbalordisce è la freschezza e la gioventù di un vino con 22 sulle spalle e che ha davanti a sé ancora una incredibile longevità che ha dell’immortalità……


……e allora, rendimi immortale come un bacio e la testa gira, ballerina stordita da un’elettricità che sfinisce i miei sensi e allora scollego tutto il mondo e mi lascio guidare, gustare, annusare, Amare…….