“Donum ab Ugone De Bolbotone et uxore sua Marchisia et filio e jus Nicolao factum fratribus de templo ierosolimitano, a Salomone rege condito.”
(un regalo di Hughes de Bourbouton e di sua moglie Marchesia e di suo figlio Nicolaus fatto ai fratelli del Tempio di Gerusalemme, fondato da Re Salomone)
Il 18 marzo 1314, a Parigi, vengono arsi al rogo l’ultimo Gran Maestro Templare, Jacques de Molay e altri dignitari. Il mito dei Cavalieri del Tempio è ancora vivo e tanti sono i misteri irrisolti che avvolgono il potentissimo ordine dei monaci-guerrieri. Dalla soppressione dell’ordine ai giorni nostri è stato un susseguirsi di omicidi irrisolti, poteri sovrannaturali, codici indecifrabili e simboli celati nei dipinti, preti controversi arricchitisi in modo misterioso, tradizioni segrete e legami con ordini dell’occulto.
Ma qual era il loro terribile segreto? Dove si cela il favoloso tesoro dei Templari? Quale segreto difese fino alla morte Jacques de Molay? Forse è racchiuso nel “Parsifal” di Chretien de Troyes, in quel Graal simbolo della conoscenza e dell’immortalità? Tutto ciò non è dato sapersi, ma di certo nel periodo intercorrente dalla fondazione dei Templari (1118 d.C.) alla loro soppressione (1314 d.C.) un gran numero di seguaci e soprattutto di Cavalieri, contribuì a fare dell’Ordine una potenza economica e militare, che, nel tempo attirò invidie ed ire dei regnanti di mezza Europa, in primis il re di Francia Filippo il Bello, che asservito Papa Clemente V, fu l’esecutore del definitivo annientamento.
Uno di questi Cavalieri fu tale Hughes de Bourbouton, che nel 1145 d.C. divenne capo della “Commanderie” di Richerenches nell’attuale Vauclause; la Vauclause è un dipartimento francese della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Il territorio confina con i dipartimenti della Drome a nord, delle Alpi dell’Alta Provenza a est, del Var e delle Bocche del Rodano a sud, del Gard e dell’Ardeche a ovest. La Commanderie templare era una sorta di monastero dove vivevano i fratelli dell’Ordine in Occidente e serviva come base per finanziare le attività dell’Ordine in Oriente, garantendo la formazione ed il reclutamento militare e spirituale dei Fratelli dell’Ordine. Una Commanderie nasceva dalle donazioni di terre e di case, infatti la maggior parte dei beni di proprietà dei Templari veniva da donazioni, come quella elargita da Hughes de Bourbouton, che sacrificando la propria stirpe offrì se stesso e tutti suoi averi al Tempio, cercando di perpetuare nei secoli il suo ricordo. La Commanderie de Richerenches crebbe a tal punto di diventare la più grande della Provenza, grazie ad acquisizioni e consolidamenti, tant’è che alla morte del Cavaliere Bourbouton avvenuta nel 1151 d.C. i possedimenti si erano estesi in diverse località tra le quali spiccavano Roaix, Gigondas e Vacqueyras. Proprio a Vacqueyras, che faceva parte del Comtat Venaissin, che nel 1323 d. C. era diventato il granaio del papato avignonese, aveva i suoi terreni consacrati alla produzione di cereali, ma anche alla vite, della quale si hanno i primi cenni scritti in un documento risalente al 1435 d.C. , dove nel corso di un’operazione di demarcazione tra le città di Vacqueyras e Gigondas viene menzionato un vigneto e nel 1448 d.C. le prime tracce scritte della sua esistenza, quando troviamo il pagamento sotto forma di gabella, riscosso dal Prèvost d’Orange sulle vendemmie dell’uva e del vino a Vacqueyras.
Nel villaggio di Vacqueyras esiste un Domaine denominato Clos de Cazaux, la cui parte piu’ antica dell’edificio (l’attuale cantina di degustazione) risale al XII° secolo e sarebbe appartenuta ai Cavalieri Templari e molto probabilmente a quel Hughes de Bourbouton artefice della imponente Commanderie. La leggenda vuole che il contadino all’epoca responsabile del bestiame e dei raccolti si chiamasse “Chasal”, parola che nel tempo sarebbe diventata “Cazaux”, l’attuale nome della tenuta. Io propendo invece per una diversa etimologia; dopo attenti studi personali ho riscontrato che “Chazal” tradotto dal francese significa “petite grange” piccolo fienile, che fa pendant con la coltivazione dei cereali a Vacqueyras,
Tra i diversi vini prodotti nel Domaine, spicca il Vacqueyras Rouge Cuvèe des Templiers, degustato nell’annata 2019 di 14,5° Vol. Jean Michel Vache, proprietario del Domaine, la cui famiglia è una delle più antiche di Vacqueyras, già presente nei primi registri clericali del XVII° secolo, produce questo vino, omaggio ai Templari, a base 50 % Syrah, con aggiunta di 50% di Grenache, ottenuto con vigne dai 30 ai 50 anni d’età, posti su pendii di marne del Miocene con basse rese (25/30 hl per ettaro). Il nonno fu tra i primi viticoltori a piantare Syrah a Vacqueyras negli anni 60. Le piante del suo primo appezzamento provenivano direttamente dalla collina dell'Ermitage. I vigneti piantati sui pendii marnosi e argilloso-sabbiosi del Cazaux costituiscono in un certo senso la firma della tenuta. Sono esposti ad Est-Ovest, quindi il sole riscalda i grappoli molto presto al mattino facendoli asciugare bene per poi essere protetti alla fine del pomeriggio dai raggi surriscaldati del sole al tramonto dalla collina. Anche i terreni sabbiosi sono molto poveri dando basse rese e vini concentrati.
La vendemmia viene effettuata manualmente e la fermentazione dura dai 20 ai 25 giorni a seconda dell'annata. Ma veniamo alla degustazione.
Stappato un’ora prima di essere servito, si presenta di un bel rosso rubino intenso e molto concentrato al centro del bicchiere con riflessi porpora/violacei sull’unghia; inizialmente al naso troneggia un deciso mix di frutta rossa e nera, marasca, mora, mirtillo e prugna, ma ben presto si viene piacevolmente solleticati da un inconfondibile pepe nero ed a seguire erbe aromatiche e sul finale un bel tocco di liquirizia.
In bocca, il palato è travolto da una chiara baldanza giovanile di potenza e di tannicità ben presente, ma decisamente ruffiana e non ancora integrata. L’alcolicità (14,5°vol.) non si sente più di tanto ed è smorzata da una sensazione di freschezza, dove l’acidità si avverte ed a tratti anche una certa mineralità. Il corollario aromatico è decisamente fruttato e la persistenza medio lunga. Un vino che, seppur giovane dimostra una solida struttura e un potenziale di invecchiamento da oggi di almeno 6/7 anni. E’ il classico vino del sud della Francia, che beneficia dell’influsso del sole e del maestrale in un combinato di potenza, di freschezza ma anche di raffinatezza. Un vino che fa pasto e che vedrei abbinato a un bel pezzo di manzo alla griglia o a un cosciotto d’agnello e forse erano queste parti che i templari mangiavano associandole a libagioni di Grenache e Syrah, ritemprandosi probabilmente,nei ritorni di mille battaglie a difesa di quel tesoro, che ancora oggi si cerca perdutamente…….