Sono nato sotto il campanile, nel senso che ho trascorso la mia fanciullezza tra i campi di calcio dell’oratorio, prestando servizio parrocchiale come chierichetto e studiando ragioneria in un collegio gestito da ecclesiastici, ma la mia fede in tutti questi anni si è evoluta, uscendo a poco a poco dai canoni e dalle direttive della Santa Romana Chiesa, trasformandosi in qualcosa di molto più spirituale e personale. A volte penso che una volta andato in pensione, proverò a percorrere il cammino di Santiago, come una sfida interiore, per riscoprire un contatto più profondo col mondo che mi circonda e per compiere un viaggio di arricchimento spirituale e di crescita personale.
Tutto cominciò nell’anno 825, quando Alfonso il Casto, Re delle Asturie, si recò in pellegrinaggio sulla presunta tomba dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore, ritrovata da Pelagio, un eremita, in un luogo dove le stelle brillavano nel cielo, da qui il nome Campus Stellae e quindi oggi tradotto in Compostela. Il cammino di Santiago di Compostela nacque così; secondo la leggenda, i seguaci di San Giacomo portarono il corpo decapitato dell’Apostolo, giustiziato in Palestina nel 44 d.C., con una barca guidata da un angelo sin all’estremo nord ovest delle coste spagnole, in Galizia. La visita di Alfonso, sancì l’inizio dei pellegrinaggi ed il sovrano fu il primo ad erigere una chiesa, sviluppatasi poi nel tempo, che custodisse le spoglie mortali.
Da quell’anno, il culto di San Giacomo si diffuse in tutta la cristianità, oltrepassando i confini iberici e l’afflusso dei pellegrini aumentò copiosamente da tutta Europa, grazie anche all’intervento del re che si preoccupò di rendere le strade che portavano a Santiago più sicure, organizzando ronde armate che potessero disincentivare gli assalti dei predoni.
Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d'Europa ha riconosciuto l'importanza dei percorsi religiosi e culturali che giungono a Santiago di Compostela dichiarando i percorsi "Itinerario di devozione Europeo" e finanziando adeguatamente tutte le iniziative per segnalarli in modo conveniente. Oggi, le strade per raggiungere questo santo sito partono dalla Spagna e dalla Francia, con itinerari diversi, sia per lunghezza, sia per difficoltà, ma tutte sono state dichiarate dall'Unesco Patrimonio dell'umanità.
Non per fare il bastian contrario, ma anziché partire dalla Spagna, come fanno quasi tutti, mi piacerebbe iniziare il mio cammino da molto più lontano, dall’Alsazia e più precisamente da un vigneto denominato “Lieu-dit Saint Jacques” appartenente alla famiglia Beyer. Questo vigneto si trova esattamente sul cammino per Santiago, appena fuori il villaggio di Eguisheim in direzione dell’antica Abbazia di Marbach, dove in passato i pellegrini vi trovavano vitto e alloggio e dove intorno al XII° secolo era stata eretta una cappella dedicata a San Giacomo. Nel XIX° secolo la famiglia Beyer divenne proprietaria dei terreni un tempo del vescovado di Strasburgo, situati sul versante nord-orientale della collina del Grand Cru de l’Eichberg; il terroir è costituito da marne oligoceniche e ghiaioni arenacei, lo strato del terriccio è molto sottile e le radici si ritrovano rapidamente sulla roccia madre ad una profondità di 30/40 cm. Qui il Riesling trova il suo habitat naturale.
La famiglia Beyer, 14 generazioni di vignaioli, è ben radicata in questa zona dell’Alsazia e gli archivi personali attestano la sua presenza a Eguisheim dalla fine del XVI° secolo. Il salto di qualità avvenne grazie a Emile Beyer che sviluppò la vendita e la spedizione del vino in Alsazia e poi nei grandi centri urbani di confine di Basilea e Karlsruhe ed in seguito Emile-Victor Beyer, diplomatosi a Digione in enologia nel 1928, fece progredire rapidamente la qualità dei vini della casa. Oggi, il nipote Christian, formatosi enologicamente in Borgogna e con alle spalle esperienze presso Chateau Rieussec nella zona di Sauternes e da Schloss Johannisberg nel Rheingau porta avanti al meglio il destino dell’azienda.
Quale viatico al mio futuro intendimento, ho voluto degustare il Riesling “Lieu-dit Saint Jacques” annata 2017 di 13,5° gradi, prodotto mediante viticoltura convertita in biologico nel 2005 e nel 2016 in biodinamica con tanto di certificazione Demeter nel 2020.
Ma concentriamoci sulla degustazione.
Versato nel bicchiere si mostra visivamente e cromaticamente di un bel colore oro intenso, come quello dei dobloni spagnoli luccicanti al sole, limpido e brillante su tutta la superficie.
Al naso, emergono quasi con aggressività goduriosi sentori di mela molto matura, pesca nettarina e sensazioni citrine ed a seguire note speziate di zenzero che provocano un sottile pizzicore nasale.
In bocca entra in modo carezzevole, con un’elegante morbidezza ed una certa cremosità, sublimata da note gustative di mela, di pesca sciroppata e da una sferzata di squisita dolcezza che attraversa l’intera cavità palatale.
Fresco, ma allo stesso tempo con una bella tensione e con un finale persistente che si tinge di una leggiadra sapidità che lo esalta nella sua chiusura.
Un Riesling davvero notevole con una bella propensione all’invecchiamento e con una struttura di primordine.
Certo che iniziare il cammino di Santiago da Eguisheim potrebbe essere un rischio….quello di fermarmi ancora prima di partire, soggiogato da questo nettare tentatore al punto da far vacillare le buone intenzioni anche di un Santo. Prosit!!