Ci sono persone che sono diventate famose senza alcun motivo?
Negli ultimi 10 anni, proliferano personaggi di dubbio gusto, ma soprattutto di limitato intelletto che, grazie all’avvento di internet e dei social sono diventati famosi. Penso soprattutto ai reality; loro, bravi a sfruttare l’occasione per arrivare dove sono e da criticare coloro che continuando a seguirli, oltre a farli rimanere sulla cresta dell’onda, contribuiscono ad abbassare ulteriormente una qualità che già di per sé nella società attuale scarseggia.
Se ripenso al passato e per passato intendo il Rinascimento, mi sovvengono alcune figure che, nel tempo, hanno assunto una notorietà che non avrebbero mai avuto se non fosse stato per diretta intercessione di personaggi straordinari nel loro genere.
Mi riferisco a 3 donne, che raffigurate in olio su tela hanno avuto il dono dell’immortalità ed ancora oggi a distanza di 500 anni godono di fama planetaria.
La prima è forse la più famosa, tale Lisa Gherardini, nota universalmente come Monna Lisa, moglie del ricco mercante fiorentino Francesco del Giocondo, che, secondo la leggenda commissionò il suo ritratto al Maestro Leonardo da Vinci.
Appartenente all’aristocrazia dei Gherardini di Montagliari, sposò in tenera età Francesco di Bartolomeo del Giocondo, un mercante di tessuti e di seta che nel corso della sua esistenza ricoprì anche il ruolo di funzionario della repubblica fiorentina, da cui ebbe 5 figli. Non si capì mai perché Leonardo tenne sempre il quadro con sè….sta di fatto che, secoli dopo la Gioconda è diventato il dipinto più famoso al mondo.
Il quadro come è noto è esposto al Museo del Louvre.
La seconda è la Fornarina, la donna amata da Raffaello. Nel periodo in cui visse il pittore, a Roma, lavorava come fornaio un senese che di cognome faceva Luti. Aveva una figlia, Margherita, copia identica della ragazza ritratta nella “Fornarina” e la sua bottega si trovava a Trastevere, non lontano da Villa Farnesina dove Raffaello lavorava. Per amore di Margherita, Raffaello rimanderà sempre il suo matrimonio con la promessa sposa Maria Bibbiena, nipote del cardinale Bernardo Dovizi. Il quadro è esposto alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma.
Ultima, ma non ultima, tale Lucrezia Panciatichi, moglie di Bartolomeo Panciatichi, umanista e politico di primo piano nel panorama rinascimentale fiorentino. La coppia apparteneva alla cerchia degli amici di Agnolo di Cosimo, conosciuto come Agnolo Bronzino o più semplicemente Bronzino, al quale commissionarono entrambi i ritratti che sono esposti alla Galleria degli Uffizi a Firenze e quello di Lucrezia la mostra in tutta la sua straordinaria bellezza, seduta in una nicchia scura tra due colonne ioniche, con indosso due collane ed una di queste reca la scritta incisa in smalto nero sull’ampia catena d’oro: “Amour dure sans fin”.
3 donne che probabilmente avrebbero vissuto nell’anonimato e che i ritrattisti hanno portato in auge, ma allo stesso tempo, a loro volta, hanno contribuito ad accrescere la loro fama di pittori.
Capita che possa succedere esattamente il contrario, come nel caso del Domaine des 3 Dames, dove tre sorelle, proprietarie di 7 ettari di vigne hanno concesso al talentuoso Simon Ravaud di creare un’azienda vinicola che si sta facendo largo nel panorama del Maconnais, accrescendo una notorietà che lo sta portando ad ottenere coi giusti tempi una fama che si sta estendendo oltre i confini borgognoni. 3 sorelle che hanno concesso a Simon la facoltà di diventare vigneron a tutti gli effetti, uscendo dall’anonimato ed augurandogli di estendere la propria fama negli anni a venire.
Visto che si parla di 3, infine 3 sono anche le denominazioni coltivate: Macon Solutrè-Pouilly, Saint-Vèran e Pouilly Fuissè.
L’azienda è situata nel villaggio di Solutrè, nel sud della Borgogna e si trova ai piedi della maestosa ed inimitabile Roche du Solutrè costituita da antiche marne calcaree, le stesse che compongono il terroir del Domaine. Simon è figlio della tradizione che ricerca armonia della vite, giuste rese in correlazione con il terreno e il clima; trattamenti in vigna completamenti naturali senza utilizzo di alcun prodotto di sintesi. Uva raccolta a piena maturazione, pressatura soffice per estrarre un mosto di qualità ottimale, che dopo la fermentazione con lieviti indigeni, viene affinato in botti di rovere (di cui 25% barrique nuove) per un periodo che va dai 10 ai 18 mesi, quindi nuovamente ammassamento prima dell’imbottigliamento, nessuna chiarifica e filtrazione molto leggera.
Di questa azienda, ho degustato il Pouilly Fuissè annata 2020 di 13,5° vol. prodotto con viti di età media di 50 anni, che versato nel bicchiere di degustazione si presenta cromaticamente di un bel colore oro chiaro, limpido e brillante su tutta la superficie. Al naso è decisamente minerale dove è la frutta che predomina, quella gialla ed esotica, con aromi di ananas maturo e di lime ed a seguire un accenno di vaniglia e per finire tanto burro salato. In bocca è la fine del mondo!! E’ ricco, avvolgente, per certi versi grasso e con accenni di oleosità, che inducono a una continua beva, dove i rimandi di frutta avvertiti all’olfatto si fanno sentire e dove subito dopo si viene immersi letteralmente in un panetto di burro che avvolge la cavità orale e le papille gustative, smorzate sul finale da lievi tostature e da un bel contenuto di sale, che appaga una beva travolgente e infinitamente persistente. Amo questi Chardonnay che nel Maconnais non sono mai banali e spesso tengono testa a quelli più blasonati della Cote de Beaune. Un vino davvero intrigante ed appagante allo stesso tempo, un plauso a Simon Ravaud che a mio avviso si farà sentire a più lungo respiro negli anni che verranno.
Che dire, non sono un artista, anche se avrei voluto esserlo ma nessuno mi ha dotato di un reale talento pittorico, ma se lo fossi stato, dopo aver degustato questo gran bel vino, avrei immortalato su tela le 3 sorelle, o per meglio dire le 3 Dames omaggiandole di una fama che mai ti aspetteresti.