Walter Massa è il vignaiolo per eccellenza. E’ colui che aprendoci le porte, ci ha condotto alla scoperta di un vino dimenticato da anni, che grazie alla sua testardaggine è stato riportato giustamente alla ribalta, ovvero il Timorasso. Ci sono alcuni aggettivi che lo contraddistinguono e che lo inquadrano nella sua complessità di uomo e di cultore della vite: scapigliato, istrionico, testardo, comunicatore, rivoluzionar-conservatore. Solo per citarne alcuni, ma potremmo menzionarne altri: in poche parole è un uomo che incarna il genio e la sregolatezza insieme. Chi lo osserva per la prima volta, ha l’impressione che abbia sbagliato mestiere e che se avesse fatto l’umorista avrebbe riscosso ugual successo. D’altra parte quando ci dice che il suo enologo è Vasco Rossi perché i suoi vini sono tutti “ in equilibrio sopra la follia” (testo tratto dalla canzone Sally), ti rendi conto che di fronte hai un’artista, un filosofo del vino, un amante inguaribile legato alla natura ed al territorio in modo maniacale. Sboccato, con il viso rugoso di solchi scavati dalla fatica quotidiana, dal sole, dal freddo pungente invernale; un uomo che sembra aver veleggiato in un mare burrascoso prima di riuscire ad approdare in acque più tranquille ma che si riagitano in continuazione perchè il mondo è pieno di insidie e chi gli sta attorno finge di non capire i suoi vini, perché il mercato va in un’altra direzione.
Noi siamo dei privilegiati, perché li abbiamo scoperti e ci hanno aperti orizzonti nuovi in una terra dove il nebbiolo la fa da padrone assoluto. Alleva la vite nella zona dei colli Tortonesi, territori scorbutici irti di saliscendi, per certi versi la faccia sporca che fa da contraltare alle Langhe dove il re dei vini dimora inviolato e incontrastato.
Walter (lo chiamiamo confidenzialmente in quanto non tollera il lei) è vulcanico, è un fiume in piena, è una forza della natura che ha capito la vera essenza del vino. Il Timorasso è stata la sua scommessa vinta a costo di non pochi sacrifici e di scelte impopolari per le quali era stato ritenuto sin sul finire degli anni ’80 quasi un eretico del settore.
Cofondatore nonché consigliere della F.i.v.i (Federazione Italiana Vignaioli indipendenti), è alla strenua difesa del territorio e del modo di fare vino sempre e comunque naturalmente non chiedendo alla terra quello che non può dare. Potrebbe essere identificato come il David Crockett del vino, a difesa di quel fort Alamo che nel suo caso è la vigna nella sua accezione più tradizionale. Una federazione che annovera altri produttori di uguale tempra che nel nostro lungo cammino abbiamo potuto incontrare e conoscere, solo per fare qualche nome Maria Teresa Mascarello, Beppe Rinaldi detto “il citrico”, il compianto Teobaldo Cappellano e molti altri. Un bel personaggio che molto probabilmente andremo a ritrovare.
Vini degustati:
Timorasso Sterpi annata 2008 14,5°Vol
Degustare un vino che non hai mai provato ti mette quasi sempre addosso una certa emozione e una sorta di curiosità per certi versi spasmodica. Il Timorasso è un grandissimo vino bianco! Per qualche attimo ti senti per magia catapultato in Borgogna nell’assaggio dei magnifici Chassagne Montrachet, Aloxe Corton Charlemagne, Puligny e Meursault, con la sottile differenza che qui siamo al cospetto di un vitigno autoctono semisconosciuto contro uno chardonnay di matrice internazionale.
Lo Sterpi si presenta di un colore paglierino acceso, molto morbido al palato e con sentori misti di frutta bianca e sensazioni erbacee. In bocca l’ho sentito minerale e con una buonissima persistenza aromatica. Da’ la sensazione di poter resistere per molti anni.
Timorasso Costa del Vento annata 2008 14,5°vol.
E’ il cru più famoso dell’azienda, probabilmente è quello che ha fatto riscoprire il Timorasso nel bel paese. L’olfatto varietale è di buon auspicio, alla vista è un paglierino carico ed in bocca è un misto di sensazioni di frutta bianca dove spicca il cedro, al quale si fa spazio immediatamente un misto di erbe aromatiche di non facile definizione. Lunga la persistenza aromatica in un palato avvolgente. Il vino, ha molta struttura, è pieno, minerale e per alcuni tratti opulento. Un grandissimo bianco da saper aspettare per molti anni.
Bigolla-Colli Tortonesi annata 2000 14,5°vol.
Se Giacomo Bologna, il padre putativo della Barbera fosse ancora vivo, si inchinerebbe davanti a questo rosso maestoso. Un vino con uvaggio 100% Barbera che per la prima volta rende giustizia a questo vitigno bistrattato nel corso degli anni e relegato per troppo tempo nelle mense e nei circoli di paese. Colore rosso porpora intenso con riflessi violacei, profumi fruttati intensi, grande morbidezza al palato e sentori di macchia mediterranea sono le caratteristiche di questo vino unite ad una freschezza incredibile nonostante l’annata decennale. Un vino che potrà riposare ancora per molto tempo in cantina evolvendosi nei suoi profumi terziari. Siamo al cospetto di una Barbera che per un attimo si è messa gli abiti di un nebbiolo per imponenza, grinta e propensione all’evoluzione.