“Baby, i compare you to a kiss from a rose on the gray

Ooh, the more i get of you, the stranger it feels, yeah

And now that your rose is in bloom

A light hits the gloom on the gray…


(A kiss from a rose – SEAL)



Sono un uomo romantico e malinconicamente sognante, incline agli stimoli della passione e della fantasia, nonostante nella vita sia razionale e pratico, forse per via del lavoro che svolgo. 

Questo mio modo di essere, sta attraversando un certo decadentismo nella società contemporanea, ma non me ne dolgo e continuo a coltivare quella suggestione del sentimento che è differente dall’amore, che è reale e che comunque è ben presente nel mio modo di essere, anche se sono cosciente che può esistere l’amore senza il romanticismo e il romanticismo senza amore. 

L’essere romantico può essere facilmente esteso alle arti e può veicolare una sensibilità più spiccata che può avere il duplice effetto gaudente o austero.

Nell’arte performativa della musica, ci sono cantautori che hanno la sensibilità e la capacità di esprimere il duplice concetto di romanticismo e di amore riuscendo a vergare testi altamente ispirati, ma allo stesso tempo di lasciare aperta una porticina, incoraggiando l’ascoltatore attento a trarre il proprio significato, attraverso una personalissima percezione.

Nonostante sia un rocker, alcune volte faccio eccezione se mi imbatto in una melodia romantica e con un testo talmente illuminato come quello indicato nella prefazione di questa recensione.

Seal, pseudonimo di Henry Olesegun Adeola Samuel è un cantautore e compositore britannico affetto da lupus eritematoso discoide, una malattia che nel corso degli anni gli ha procurato le numerose cicatrici che gli solcano l’area periorbitale degli zigomi. 

A volte, ognuno di noi nasconde cicatrici dell’anima e la sua “Kiss From a rose” è il fulgido esempio; una canzone che nel tempo si è prestata a numerose interpretazioni, ma in cuor mio penso sia stata ispirata ad una (forse breve) intensa relazione del cantante, avvenuta in un periodo precedente la sua notorietà.

La frase più emblematica del brano è:

“Baby, i compare you to a kiss from a rose on the gray….

Baby, ti paragono ad un bacio da una rosa nel grigio…

Tutti sappiamo che le rose fioriscono in primavera o comunque con un clima caldo/temperato e quindi ritrovarsela in un tempo grigio (invernale, tempestoso o addirittura desertico) è molto più che raro. Seal, enfatizza la straordinarietà di un amore ed anche quanto sia speciale questa persona per lui, al punto di accentuarne l’importanza aggiungendo:

“A light hits the gloom on the gray…”

Una luce colpisce il buio nel grigio…

L’amore incondizionato di questa donna, così profondo, che incarna i connotati dell’eternità, ha fatto breccia nel lato oscuro del cantautore in un sottile gioco di luci ed ombre, considerate come metafore del bene e del male e come scriveva Jung: ”ciò che rimane in ombra è ciò che uno non vorrebbe mai essere”, in questo caso diventa la concreta possibilità di redenzione e di rinascita a vita nuova.

L’amore è come una rosa sbocciata nel grigio della propria anima, una sorta di evolutivo romanticismo introspettivo.

Non a caso, il regista Joel Schumacker scelse questo brano per i titoli di coda del suo “Batman Forever” del 1995, dove l’uomo pipistrello diventa l’emblema assoluto dell’agire nell’oscurità, nella sua natura istintiva, non compatibile con quella di quando veste i panni di Bruce Waine.

Recentemente, mi sono imbattuto in un vino che mi ha talmente emozionato al punto di squarciarmi letteralmente l’anima, illuminandomi come un amore sbocciato da un bacio da una rosa nel grigio…..

Mi riferisco al Vin de France Argos annata 2019 di 13,0°vol. del Domaine Les Poète, astro nascente ed autentica perla nella Loira occidentale, questo Domaine è situato all’interno delle appellations Quincy e Reully. 

Gestito sapientemente da Guillaume Sobre, figlio di viticoltore e cuoco di formazione con un’accentuata sensibilità per il mondo della sommellerie.

Il motto aziendale che campeggia sulle etichette dei vini prodotti è: “Moins mais mieux” (meno ma meglio) e si riflette sulle precise scelte relativamente alle rese controllate e ad una conduzione  in vigna meticolosa, per dare libero sfogo al terroir e al potenziale aromatico delle uve.

Nascono così magnifici Sauvignon, che di norma, riposano dai 12 ai 18 mesi in vasche o in barrique, senza solfiti aggiunti o altri trattamenti chimici.

I vini vengono imbottigliati 6 mesi prima di essere messi in commercio.

6 ettari coltivati secondo principi biologi e steineriani, nel completo rispetto del benessere del consumatore finale. 

Ma veniamo alla degustazione di questo Sauvignon etichettato come Vin de France, ma in buona sostanza è un Pouilly Fumè, che nasce da un terroir sabbioso e ghiaioso alluvionale e da un lungo affinamento in cantina. 

Si apre alla vista con una cromia tendente al giallo paglierino intenso con lievi riflessi verdolini sull’unghia e con una limpidezza da manuale.

Al naso, un iniziale e dissolvente accenno di pietra focaia lascia immediatamente spazio a sensazioni agrumate di limone maturo e a seguire una scia di pompelmo rosa, melone, fiori d’arancio e sul finale un tocco leggermente mieloso ma non dolciastro. 

In bocca si dimostra davvero accattivante, con una decisa verticalità, con una parte gessosa che stuzzica l’intera arcata palatale e con una consistenza finemente oleosa molto suadente e maliziosa allo stesso tempo.

Vino decisamente minerale con una profondità davvero rilevante che si arresta su di una base sapida intrigante e persistentemente lunga.

Uno dei migliori Sauvignon degustati in questo 2024.

Impossibile non rimanere ammaliati ed affascinati dalla struttura e dalla assoluta finezza di questo vino. 

Un vino che incarna in sé una buona dose di poetico romanticismo e il nome Poète forse non è stato dato a caso, anche se ufficialmente dovrebbe esserci una “S” finale al nome, perché in realtà l’appellativo non ha niente a che vedere con il nome “poeta”, ma fa riferimento al cognome della bisnonna Esther Poète.

Poco male, io preferisco vederla sotto questa luce, una luce capace di rischiarare il nostro lato oscuro grazie a un vino che ha l’identico effetto di una rosa appena sbocciata come il più puro è sacro degli amori, che non si possono dimenticare neanche se finiscono. 

Mentre sorseggio un altro po’ di questo nettare diVino, ascolto in sottofondo il brano, che mi fa compagnia e che mi fa solo pensare a colei che paragono ad un bacio da una rosa nel grigio……