Se pensiamo bene, nella nostra esistenza è impossibile parlare di qualsiasi cosa, di quello che facciamo, di quello che è successo, di quello che faremo, senza far riferimento al tempo. Non ci accorgiamo, ma  ogni giorno ci esprimiamo richiamando cenni cronologici del tipo, adesso, ieri, oggi, domani pomeriggio …

Di certo ogni individuo ha la propria percezione temporale e la vive in diversi modi, chi con ansia, chi senza averne coscienza risultando sempre in ritardo o ancora chi con la presunzione di governarlo e chi con la sensazione di non averne mai abbastanza.

Ma cos’è realmente il tempo? 

Sant’Agostino, Dottore della Chiesa, alla testuale domanda rispondeva: “ Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. “

Asetticamente si definisce tempo la percezione e rappresentazione della modalità di successione degli eventi, per cui essi avvengono prima, dopo o durante altri eventi. Da un punto di vista scientifico è una grandezza fisica fondamentale.

A complicare ulteriormente il complesso nozionistico ci ha pensato Albert Einstein che nel 1905, con la teoria della relatività, ha rappresentato per la prima volta il concetto di spazio-temporale, sgretolando il pensiero classico di tempo e di spazio, combinando queste due nozioni in un’unica entità omogenea. Per farla breve, visto che non mi arrogo il diritto di una recensione scientifica, Einstein, partendo dal presupposto che la velocità della luce fosse costante, capì che spazio e tempo dovevano essere combinati in un’unica struttura per mantenere la velocità della luce uguale da ogni punto di vista. Lo spazio e il tempo sono relativi in virtù del fatto che dipendono dalla velocità dell’osservatore nel momento.

Il concetto non è poi così semplice e da questo presupposto si dirama in molteplici nozioni talmente complicate da farci perdere il sonno, come ad esempio la curvatura dello spazio-tempo oltre ad infinite congetture filosofiche.

Da tutto ciò qualcuno ha tratto spunto per fare incassi al botteghino, attraverso la proiezione nelle sale cinematografiche di film, diventati veri e propri cult, legati al tempo e allo spazio, come quelli per antonomasia della saga di “Back to the Future” (Ritorno al futuro), dal titolo che letteralmente costituisce un contrasto logico, perché fonde l'idea del ritorno, ovvero del passato, con quella del futuro e che attraverso una DeLorean spinta alla velocità di 88 miglia orarie (141,6 km) ed ottenuti 1,21 gigawatt di energia, innesca attraverso il “flusso canalizzatore” i circuiti del tempo, potendo viaggiare tra presente, passato e futuro. Io ne sono un autentico fan al punto di averne comprato anche una maglietta. 

Ma il mio animo romantico, ha un debole per un altro film interpretato da una delle coppie più iconiche del cinema contemporaneo, vale a dire Sandra Bullock e Keanu Reeves, bellissimi nel lungometraggio “La casa sul lago del tempo”, ambientato nel 2006, che ha come protagonista Kate Forster,  una dottoressa che decide di lasciare una casa sul lago affittata in Wisconsin per trasferirsi a Chicago. Prima di chiudersi definitivamente la porta alle spalle, però, la donna lascia una lettera al futuro inquilino. A trovarla è Alex Wyler architetto e figlio del progettista della dimora.

Fin da subito, nella villa accadono cose strane. Il nuovo proprietario scopre infatti che tutte le informazioni lasciate da Kate si sarebbero verificate poco dopo il suo arrivo. Nasce così un rapporto epistolare che svela il mistero: tra i due esiste un invalicabile differenza spazio temporale di due anni che rende impossibile un loro incontro. 

La storia si dipana mostrando  la difficile relazione tra i protagonisti  che sentono di essere sentimentalmente connessi e, dall’altro, sanno che non potranno mai conoscersi di persona, ma è un film che deve avere un lieto fine e così, un evento del tutto fortuito apre ad un epilogo scontato, ma pieno di romanticismo e passione. 

Personalmente ho inteso che questo film vuol rappresentare la metafora dell’Amore , che rifugge le regole del tempo e che a volte non sappiamo cogliere perché vittime delle nostre proiezioni nel passato e nel futuro.

Pensando al finale e al primo vero incontro dei protagonisti, ho immaginato che avrebbero potuto brindare al loro Amore con un vino, che definire sempiterno è limitante, e che soverchia le leggi dello spazio-tempo e della sua curvatura, proiettandoti in una sorta di quinta dimensione, luogo in cui lo spazio e l’energia si basa sulla consapevolezza di una coscienza unica. Nella quinta dimensione il tempo collassa.

Mi riferisco al meraviglioso Chardonnay annata 2018 della Azienda Vinicola Miani, di 13,5° vol., cantina friulana che si trova a Buttrio, paese dalla forte tradizione vinicola dove il suo creatore, Enzo Pontoni, è “il vignaiolo” per eccellenza. Schivo e riservato ha sempre evitato i riflettori ed i clamori della notorietà, esplosa anni fa con il suo leggendario vino Calvari, un refosco d’altri tempi ormai entrato nel mito e, purtroppo, non più prodotto perché le viti erano in affitto e il proprietario non gli ha rinnovato la concessione. Un uomo che difficilmente trovi in cantina, perché passa tutta la giornata in vigna, lui che ha sempre aiutato il padre nel vigneto pur avendo un lungo trascorso da metalmeccanico ed a un certo punto, già nel pieno degli anni, come un figliol prodigo ha fatto ritorno alla sua “ponca” friulana, alla sua terra fatta di marna e arenaria che gli ha saputo donare vini che oggigiorno sono ambiti e ricercati da mezzo mondo.  Enzo Pontoni definisce la sua una agricoltura normale, tanto che non ha alcun interesse a certificazioni bio facendo ricorso, solo nelle annate difficili, ad uso di prodotti specifici per contrastare le malattie delle piante. Dal 2000 non assembla, però, le stesse uve che derivano da vitigni differenti, così da mostrare l’identità precisa di ciascuna. Sia bianchi che rossi sono vinificati ed affinati in barrique e tonneaux francese, per portare il sapore del frutto in bottiglia. Non si fa assolutamente uso di acciaio.

Per capire la filosofia della Cantina Miani basti pensare che  il Pontoni non esce dalla propria regione da oltre 15 anni; è sempre immerso nel silenzio delle proprie colline, nel costante lavoro, avvolto dai suoi amati filari ed è come se il tempo si fosse fermato, collassato nella quinta dimensione!

Mi faccio rapire anche io da questa bellissima sensazione accingendomi a degustare questa pura meraviglia di Chardonnay.

Stappato un’oretta prima di essere servito, tappo di 5 cm. sano, compatto ma di piccole dimensioni e servito in ampio balloon tipo Burgundy che si addice ai grandi bianchi. Cromaticamente è di un bel colore giallo paglierino chiaro tendente all’oro zecchino, limpido e brillante su tutta la superficie; il naso è di quelli intensi con un’apertura iniziale di pietra focaia davvero dominante, per poi regalare la scena a sensazioni agrumate di ananas maturo e succo di lime. Lasciato ulteriormente ossigenare emergono note di burro, accenni boisè e di stecca di vaniglia del Madagascar. Il finale è accompagnato dal profumo del pagliaio di un fienile, calmante e ipnotico allo stesso tempo e che suscita un salto temporale nel passato, come se si fosse ritrovata una sensazione persa nel tempo. In bocca è l’esatta sublimazione del gusto, un flusso continuo ed intenso di emozioni e sentimenti vibranti, vissuto con foga e senza freni emotivi. Mamma mia!!! Che spettacolo di vino!!

Concentrazione, finezza, potenza e corollario gustativo davvero impressionanti; equilibrio, freschezza e con un carattere assoluto e risoluto e con una purezza ed una pulizia in bocca davvero notevole. Finale persistentemente lungo e cremoso allo stesso tempo. 

Non ho potuto fare a meno di alzarmi dalla sedia ed applaudire ad un vino semplicemente maestoso che tiene testa agli Chardonnay della Cote de Beaune borgognona!!

E’ proprio vero, questo vino è senza tempo, peccato ritornare alla realtà. Almeno una volta nella vita, visto il costo non indifferente di questa bottiglia sugli scaffali ( mediamente 125 euro), un vino di Miani va assolutamente acquistato e degustato, per poter fare un balzo nella quinta dimensione, dove spazio e tempo non esistono e lo stato di grazia che si avverte è una sensazione davvero impagabile.