When i was  a young boy said 

put away those young boy ways 

Now that I’m gettin’older, so much older

I love all those young boy days

With a girl like you, with a girl like you….


(Hurts so good- 1982 John Mellencamp)


Come ho accennato più volte nelle mie recensioni, la mia radio preferita è Virgin Radio (Style Rock) che trasmette musica dannatamente bella andando anche a rinverdire i fasti di un passato mai tramontato di un sano rock, quello sul finire degli anni sessanta e ancor meglio dei settanta con le leggendarie band  dei Led Zeppelin, i Deep Purple, gli Who, i Rolling Stones e chi più ne ha più ne metta. L’avvento degli anni ’80, come tutti gli inizi di un nuovo decennio segnò il passaggio dall’Hard Rock all’Heavy Metal, guidato dai quei capostipiti che vanno sotto il nome di Black Sabbath con quel pazzo di Ozzy Osbourne. 

Ma la radio del cuore, sa risvegliare anche personaggi che in quegli anni hanno cavalcato l’onda di un rock americano che potremmo definire proletario, del quale il faro è sempre stato Bruce Springsteen, ma non solo.  

Rientravo a casa, dopo l’ennesima pesante giornata lavorativa e avevo bisogno di completa evasione e le frequenze di Virgin Radio mi hanno riportato indietro alla mia giovinezza di teen-ager con un musicista che non sentivo da più di quarant’anni e che va sotto il nome di John Mellencamp (conosciuto per un certo periodo con lo pseudonimo di John Cougar) e con il suo brano più famoso in assoluto: “Hurts so good” uscito nel 1982 ed inserito nell’album American Fool insieme all’altro successo Jack and Diane. 

Hurts So Good, tra l’altro, fa parte della colonna sonora del celebre film  Footloose (1984).

Lo stile musicale di Mellencamp si basa sulla fusione di vari generi musicali, dal rock, pop, country, folk, al blues. Il risultato è un suono unico ed inconfondibile, influenzato da artisti come Woody Guthrie, The Beatles, Elvis Presley, Bob Dylan e Bruce Springsteen. Questo brano è talmente coinvolgente, dalle prime note, che non puoi non iniziare a tenere il ritmo, a muoverti saltellando, per buttarti poi in un ballo sfrenato (fatto a modo mio) ed ha ancora oggi la capacità di farmi sentire un ragazzo e di infondermi quella leggerezza e quella spensieratezza che alla mia età serve ancora tanto. Vi consiglio di andare su you tube e sentirlo e mi darete ragione e chi, come me, è borderline verso i 60 anni, non può non ricordarselo. 

Le strofe iniziali mi fanno impazzire perché recitano:


Quando ero un ragazzino, ho detto di mettere da parte quei modi

da ragazzino

Ora che sto invecchiando, così molto più grande 

amo tutti quei giorni da ragazzo

Con una ragazza come te, con una ragazza come te….


Mi fanno sentire tremendamente giovane e i ricordi affiorano come un fiume in piena, così come i primi amori, le speranze, le aspettative, la voglia di spaccare il mondo ( in senso buono), sentendoti quasi immortale…

Ho pensato che avrei dovuto risentire il brano accompagnandolo con un vino robusto, corroborante, un po’ proletario, ma non banale,  un vino che mi potesse dare la stessa carica adrenalinica del ritmo della canzone e la mia scelta non è assolutamente vacillata nello stappare un Cabernet Franc del Domaine du Rochouard, quel LES ONZE BOISSELEES- annata 2020 di 14,0° vol. 

Siamo a Bourgueil , nel cuore pulsante della Loira vinicola, dove il Cabernet Franc dimora nel suo habitat naturale. 

Fu nel 1967 che Guy e Anne-Marie Duveau iniziarono a sfruttare le loro terre in agricoltura mista, oltre ad alcuni acri di vigneto a Bourgueil, producendo asparagi, fagiolini, cereali, tabacco...

Dal 1967 Guy e Anne-Marie diventeranno viticoltori a pieno titolo, lavorando nella vigna, nella vinificazione, nell'allevamento e nella commercializzazione dei loro vini. Dal 1976 la superficie vitata cominciò ad aumentare a discapito delle altre colture. Questa percentuale continuerà ad aumentare fino a raggiungere i 22 ettari nelle denominazioni Bourgueil, St Nicolas de Bourgueil e IGP per i bianchi.

Nel 1995 Guy unisce le forze con Dominique (suo figlio) e fonda Gaec Duveau Coulon fils, scegliendo “Domaine du Rochouard” che trarranno dal terreno emblematico e storico della casa situata vicino all'Abbazia di Bourgueil.

In quegli anni Dominique si è mosso sempre più verso un'agricoltura sostenibile (riduzione dei pesticidi, cessazione degli insetticidi e forte limitazione dei diserbanti chimici).

Dal 2007 Guy ha ceduto il suo posto (pensione obbligatoria) a Jean-Luc. Con Dominique (suo fratello) hanno portato il Domaine nel mondo dell'Agricoltura Biologica (interrompendo il diserbo chimico nel 2010) iniziando la conversione nel 2012 e dopo tre anni ottenendo il marchio AB.

Il vino in degustazione è prodotto su un terreno storico della tenuta poiché appartiene alla famiglia da diverse generazioni e vicino all'Abbazia di Bourgueil, culla della viticoltura nel Bourgueillois.

Dal 2015 il 90% del lavoro su questo appezzamento è manuale, dalla raccolta all'imbottigliamento, ogni operazione è effettuata per gravità. Lo scopo è quello di non ossidare il vino mediante un'operazione meccanica (ad esempio rimontaggi) per evitare l'aggiunta di solforosa. Tuttavia in alcune annate questo contributo è fondamentale.

Ma veniamo alla degustazione di questo Cabernet Franc da servire alla temperatura di 14/16° e che, versato nell’ampio balloon si presenta cromaticamente di un bel colore rosso porpora molto concentrato, quasi impenetrabile con riflessi leggermente violacei sull’unghia.

Al naso si avverte un immediato tripudio fruttato con un corollario davvero complesso di ribes, ciliegia marasca e frutti di bosco ed a seguire accenni di speziature, di cuoio, lievi tostature di caffè ed abbondante cioccolato fondente.

In bocca, nonostante la giovane età si dimostra un vino con una struttura notevole e che scalpita come un cavallo che ha voglia di galoppare, prerogativa di una baldanza giovanile davvero debordante ed alimentata da un’acidità ben presente, da un ventaglio di gusto decisamente piacevole agevolato da una tannicità ancora presente ma decisamente setosa, che fa presagire grandi potenzialità di invecchiamento. 

La beva è talmente fresca che è quasi impossibile accorgersi dell’elevata alcoolicità. 

Chiude con una persistenza gustativa davvero lunga e con un ammaliante retrogusto cioccolatoso!!!

In sintesi un vino davvero notevole, ad un prezzo sugli scaffali intorno ai 20 euro,  di un’azienda medio-piccola che sa fare assolutamente qualità e che dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno che a Bourgueil il Cabernet Franc si dimostra eccellenza mondiale.

Io per non sbagliare me ne verso un altro po’ nel bicchiere prima di ritornare a ballare sulle note di Hurts so good!!

Alla prossima…..