…sei ancora innamorato di lei?

 No, ma penso di essere un po’ innamorato del suo ricordo…


( dal film: “Le nostre anime di notte”- anno 2017)


E’ probabile che in una delle mie 200 recensioni pubblicate dal 2018 abbia asserito che il mio attore preferito, da sempre, sia Robert Redford. 

L’ho ammirato in moltissimi film, da “La stangata” a “I tre giorni del condor” a “Tutti gli uomini del presidente”, passando per “Il migliore”, “Brubaker”, “Havana” e “Spy game” e come non ricordarlo nel “A piedi nudi nel parco”, accanto ad una giovanissima e bellissima Jane Fonda, che gli hanno aperto le porte dello Star System Hollywoodiano.

Ebbene, dopo 50 anni da quel film, tratto dall'omonima commedia teatrale di Neil Simon, la coppia si è riunita ancora per un altro lungometraggio garbato e oserei dire senza tempo.

L’ho guardato su Netflix e l’ho rivisto più di una volta perché mi è entrato nell’anima, toccando alcune corde intimiste della mia sensibilità e della mia coscienza. La trama è presto detta:

Addie e Louis sono entrambi vedovi e ormai anziani; lei propone di passare le notti insieme a parlare al buio, perché la notte è troppo lunga se trascorsa da soli, sfidando il pregiudizio ed una certa mentalità bigotta della comunità di Holt, non incline ad accettare una relazione così poco conforme alla morale di una tipica cittadina del Colorado. Louis è un po’ impacciato e non più abituato al  dialogo, mentre Addie non ha riserve nell’esprimere sempre ciò che sente. I giorni, ma soprattutto le notti si succedono e lentamente affiora tra di loro quella chimica che li proietta in un’intimità smarrita nel corso di una lunga vedovanza.

Quel iniziale “passare la notte insieme” si scosta quasi subito dal significato letterale del termine per assumerne uno molto più profondo nel tenersi compagnia, in un intreccio di anime che ritornano a gioire e ad emozionarsi, ma che altresì si confortano nella rievocare ricordi, anche quelli più tristi, che hanno segnato le loro esistenze. 

La proposta dell’attempata Addie (una Jane Fonda in stato di grazia, supportata anche da qualche ritocco estetico) potrebbe sembrare spudorata, se gli anni dei protagonisti fossero sensibilmente inferiori, mentre in questo caso rappresenta la riscoperta di quella sensazione di dolcezza e di magia del sentimento, ma soprattutto il preludio, quasi innocente, di un amore che in questa vita non conosce età e confini.

Il resto del film lo lascio a voi che state leggendo e che comunque si ispira al romanzo di Kent Haruf, davvero delicato e sotto certi aspetti intriso di una nostalgica malinconia, al punto da rasentare una tristezza quasi piacevole. 

Louis, nel film, è il classico americano che beve birra, incarnandone il significato intrinseco di bevanda alcoolica classicamente consumata dai single, mentre in compagnia di Addie, dopo aver raggiunto una piena sintonia ed un’incantevole complicità, si lascia andare a degustare del vino rosso, che la protagonista ama molto, quasi a simboleggiarne la nascita di un nuovo sentimento, in un patto di sangue di due cuori che si uniscono. 

Ho pensato allora ad un vino che sprizza amore e romanticismo da tutti i pori, un connubio di due vitigni internazionali, vale a dire il Merlot ed il Cabernet Sauvignon, immersi in una bottiglia impreziosita da un’etichetta che è una vera e propria opera d’arte, ispirata all’Orlando Furioso, in uno dei poemi cavallereschi dove poesia, sentimento, passione ed amore si fondano come non mai.

Sto parlando dell’ ANGHELI ROSSO annata 2020 di 14,0° vol. di DONNAFUGATA, un rosso morbido e visto la caratura degli attori, dal gusto cosmopolita.

E’ quasi superfluo parlare di questa azienda che si poggia sulla famiglia Rallo, che oltre 170 anni fa, sulle orme di alcuni imprenditori inglesi, creò  le cantine storiche in quel di Marsala e nel 1983 Giacomo Rallo, quarta generazione, diede vita a Donnafugata insieme alla moglie Gabriella, pioniera della viticoltura al femminile. Oggi i figli José e Antonio, insieme ad una squadra di persone orientate all’eccellenza, guidano un’azienda rappresentativa della Sicilia e del  Made in Italy. In azienda vigono alcuni must imprescindibili, vale a dire: artigianalità, passione ed impegno che si sposano osmoticamente in una produzione vinicola nel rispetto dell’ambiente, dove la sostenibilità è un valore che è parte integrante del DNA di Donnafugata e guida da sempre una visione imprenditoriale nel modo di produrre vini e tutto ciò non è mai semplice quando mediamente le bottiglie ricavate sono 2.500.000 l’anno.

Questo Angheli rosso nasce nel luoghi del Gattopardo, nel cuore della Sicilia sud occidentale tra le colline di Contessa Entellina fra i 200 e i 500 metri s.l.m, investite dal classico clima mediterraneo con piogge concentrate in autunno e inverno e con estati asciutte e ventilate, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, su suoli franco-argillosi; un vino che affina per 12 mesi in barriques di rovere francese di secondo passaggio e resta in bottiglia prima di essere messo in commercio per almeno 16 mesi.

Ma come sempre, godiamoci la degustazione di questo blend da vitigni internazionali, servito alla temperatura di 18,0° gradi, che si svela cromaticamente di un bel colore rosso rubino concentrato con riflessi più tenui sull’unghia; al naso emerge come primo impatto olfattivo la frutta rossa di prugna, amarena e ciliegia sotto spirito, per proseguire con sentori floreali di viola mammola, per poi aprirsi completamente a note vagamente erbacee di peperone verde e foglia di pomodoro, continuando e chiudendo con speziature di tabacco e cuoio.

In bocca è decisamente morbido e pervaso ancora da una sottile astringenza tannica che lo rende piacevole nella beva; un vino elegante e a tratti ti immerge in una sorta di amorevole femminilità, come se ci fosse un tocco di donna nell’elaborazione di questo vino. 

Corrispondenza gusto/olfattiva davvero ottima, acidità equilibrata e persistenza gustativa lunga ma non lunghissima e ad un certo punto si perde come a volte si perdono certi amori….

Degusto lentamente questo buon vino rosso intento a seguire il finale del lungometraggio che riesce sempre a commuovermi, nonostante non sia la mia prima visione, e penso che il vino, se assaporato in compagnia della persona che ami abbia davvero la capacità taumaturgica di unire due anime indissolubilmente in un vorticoso abbraccio senza fine……..