Vi è mai capitato di imbattervi in una foto che avete scattato nella vostra vita e fate fatica ad associarla a un evento, un viaggio, una città o comunque ad un ricordo più o meno lontano? Io non ne sono immune.
Recentemente, facendo un po’ di pulizia sul mio computer, ho rivisto una serie di fotografie, scattate nella mia precedente vita (chi mi conosce sa a cosa mi riferisco), che mi hanno incuriosito perché in un primo istante non riuscivo ad associarle a nulla. Ho dovuto aprire più di un cassetto della memoria prima di ricordare che si riferissero ad una cittadina di poco più di 40.000 abitanti, situata nel dipartimento delle Bocche del Rodano della regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra; mi riferisco a Salon de Provence, che probabilmente non vi dice nulla, ma che visitai in un’estate assolata, perché vi visse e morì, nel lontano 1566, il celebre astrologo Michel de Nostredame (alle volte Notre Dame) più comunemente conosciuto con lo pseudonimo di Nostradamus, considerato da molti come uno tra i più famosi e importanti veggenti della storia. È noto principalmente per il suo libro Le Profezie, che consiste di quartine in rima, raccolte in gruppi di cento, nel libro Centuries et prophéties (1555).
A Nostradamus viene da sempre attribuita la capacità di aver predetto un incredibile numero di eventi nella storia del mondo, tra cui la rivoluzione francese, la bomba atomica, l'ascesa al potere di Hitler e l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle. Molti i sostenitori, ma anche molti i detrattori che sostengono che le quartine sono scritte in modo sibillino ed ambiguo, al punto tale che, a posteriori, ognuno può leggerle ed interpretarle come meglio crede. Ricordo di aver visitato la casa in cui visse e devo dire che, non so se fu pura suggestione, ma avvertii un senso quasi di fastidio, come se fossi circondato da energie decisamente negative.
Forse per una leggera superstizione, ma penso più che altro per mera curiosità, ho voluto farmi del male andando a leggere cosa abbia predetto per l’anno appena iniziato.
Nel 2025, Nostradamus prevede una guerra su larga scala in Europa che colpirà la popolazione del continente. La quartina, che menziona "guerre crudeli" e "un'antica pestilenza peggiore dei nemici", ha suscitato non pochi clamori. Molti pensano alla probabilità di una nuova pandemia, altri ad un ritorno delle tensioni geopolitiche, come il conflitto in Ucraina, che potrebbero estendersi ulteriormente.
Per non parlare di un disastro naturale con menzione a inondazioni devastanti con innalzamento dei mari, che potrebbero sommergere le città costiere.
Un accenno particolare inoltre è relativo ad un misterioso corpo celeste che potrebbe minacciare la Terra; Nostradamus menziona l "Araldo del Destino", che molti interpretano come un asteroide o una cometa che potrebbe avere conseguenze devastanti per il pianeta.
Potremmo dire; “Mai una gioia!!”
In soccorso mi appello ancora una volta ad Einstein, che asseriva quanto segue sull’illusione del tempo : “… il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto non è ancora, e il presente sembra essere quell’eterno istante che separa il prima dal dopo”.
Pertanto se il futuro non esiste, perché preoccuparsi?
Per risollevarmi il morale, mettendola un po’ sul ridere, questa mattina ho visto il mio futuro, predicendo che sarei sceso in cantina e sarei stato scelto da un’ottima bottiglia di vino.
Così è stato. Ho già asserito che quando sono nella mia cantina, non ho mai idea di quale bottiglia stappare, ma quasi per magia è la bottiglia stessa che, grazie a una forza misteriosa, attrae il mio sguardo e mi sceglie (liberi di non crederci).
Questa volta è toccata al VALTELLINA SUPERIORE LA TENA annata 2017 di 14,0°vol. dell’Azienda Vinicola CA’ BIANCHE che porta avanti la tradizione, guardando non tanto al futuro, ma soprattutto al presente, mescolando i sapori antichi alla modernità dei nuovi strumenti tecnologici. E’ ubicata nelle vicinanze di Tirano, in provincia di Sondrio, a pochi chilometri di distanza dalle piste da sci di Bormio e questo vino viene prodotto da viti con alle spalle oltre 50 anni di storia e lavoro. La Tena prende il nome dalla vigna situata a circa 650 metri sul livello del mare, con una esposizione solare tale da garantire un elevato sbalzo termico durante i mesi di settembre e ottobre, importante per conferire profumi ed eleganza. La vendemmia di questa uva Chiavennasca viene effettuata verso metà ottobre e portata in cantina, dove si effettua la fermentazione alcolica in modo del tutto naturale, solo con lieviti indigeni. Dopo circa 30/40 giorni di macerazione, il vino viene prelevato dalle bucce e lasciato per circa due mesi in vasche di acciaio inox, dove avviene la fermentazione malo lattica. Viene poi travasato in botti di rovere francese e di Slavonia, dove affina per circa 24 mesi e, infine, riposa per alcuni mesi in vasche di acciaio inox. Dopo l’imbottigliamento deve proseguire l’affinamento per almeno 12 mesi.
Ma veniamo alla degustazione di questo Nebbiolo che stappato 4 ore prima di essere servito, si svela cromaticamente di un bel colore rosso rubino tendente al granato con riflessi tenuemente aranciati sull’unghia.
Al naso predomina immediatamente la parte fruttata di mora, lamponi e prugna; lasciato ulteriormente ossigenare emergono chiari sentori di sottobosco, vagamente terrosi e di muschio, per chiudere su note balsamiche di liquirizia dolce e di cioccolato fondente “mon cheri”.
In bocca ha un’impronta decisamente austera, dove spicca il tannino tipico del Nebbiolo, con un’astringenza che ha dell’aristocratico e con un’alcoolicità che apparentemente non si avverte, bilanciata da una buona acidità che gli conferisce la giusta freschezza. Nulla da eccepire sulla corrispondenza naso/bocca dove la parte fruttata viene decisamente a galla. Un vino che ha carattere da vendere, come i suoi vignaioli che, a queste latitudini, danno vita a vendemmie eroiche.
Molto persistente al palato, chiude con un retrogusto leggermente amaricante che si avvicina al caffè.
Sono certo che, se Nostradamus avesse bevuto qualche bicchiere di questo rosso valtellinese, gli avrebbe di certo accresciuto il buonumore, avrebbe potuto predire qualcosa di buono e non solo accadimenti infausti raccolti nelle sue sventurate centurie!!
Io intanto brindo al presente e vi rimando alla prossima recensione……