Se ad inizio 2013 ci avessero detto che nell’arco di due mesi avremmo visitato due tra le aziende vinicole più rinomate al mondo, ci saremmo fatti di sicuro una bella risata disdegnando il sarcasmo del nostro ipotetico interlocutore. A volte la realtà supera la fantasia e così, dopo essere entrati a fine aprile nel leggendario Domaine de la Romanèe-Conti, a inizio giugno ci togliamo l’ennesima soddisfazione visitando una grande azienda mondiale e di sicuro la numero uno nel territorio langarolo: l’azienda vinicola Giacomo Conterno che ha nel Barolo MonfortinoRiserva il baluardo estremo del re dei vini.

Parlare di questa azienda è come parlare di unintero capitolo di un libro di Storia talmente è l’importanza che riveste nel territorio piemontese. La potremmo descrivere individuando 3 generazioni ed un vigneto magico; le tre generazioni sono rappresentate da 3 uomini che hanno fatto la fortuna dell’azienda ed indirettamente del territorio di Langa, ovvero Giacomo, il fondatore, il figlio Giovanni e ultimo in ordine temporale il nipote Roberto, che dal 2004, ha nelle mani le redini e le sorti aziendali. Il vigneto è il mitico Cascina Francia dotato di un terroir fuori dal comune. 

Possiamo dire che Giacomo ha rappresentato l’eroicità degli inizi, il figlio Giovanni ha dato un’impronta imprenditoriale, sapendo cogliere il momento del passaggio dalla vendita sfusa alla bottiglia e dal produrre barolo assemblato da più vitigni al cru Cascina Francia dall’annata1974, mentre Roberto ha saputo coniugare la tradizione alla modernità affinando ulteriormente i vini con una precisa metodologia, quasi maniacale. Per rendere meglio, ha saputo governare questo periodo di globalizzazione in cui con dovizia e maestria porta avanti una pesante ma stimolante eredità. Per assurdo potremmo partire dalla fine della nostra visita, quando uscendo dall’azienda, in cuor mio, ho ringraziato Dio di averci donato la bocca, benedetta cavità orale che ci ha permesso di assaporare qualcosa di veramente unico e speciale. 

Andiamo comunque con ordine; l’azienda è situata a Monforte d’Alba, località Ornati, la proprietà è chiusa da un sontuoso cancello. Appena entrati, sulla sinistra l’abitazione del Conterno, dritto innanzi a noi la cantina, di notevoli dimensioni. Ci accoglie Stephanie Flou, abile collaboratrice che ci fa accomodare in un’ampia sala, dove tra uno scatto fotografico e l’altro alle bottiglie ben esposte, attendiamo con impazienza il sig. Roberto. 

E’ un autentico privilegio poter fare la visita con il proprietario dell’azienda, che potremmo annoverare tra i 5 produttori italiani più importanti (gli altri a mio giudizio sono Bruno Giacosa-Barolo, Paolo Valentini-Trebbiano, Marchese Incisa della Rocchetta-Sassicaia,  AngeloGaja-Barolo/Barbaresco, Giovanni Soldera-Brunello di Montalcino). Parliamo di un uomo che ha dedicato più di un’ora del suo prezioso tempo a 3 appassionati e non a professionisti del settore e tutto ciò può solo dargli merito. Roberto Conterno, sin dalla stretta di mano, è un uomo che sa il fatto suo, sa da dove arriva, cosa sta vivendo e dove va la sua strada. Ha da sempre respirato l’aria  dei vigneti ed ha almeno 25 anni di esperienza professionale sulle spalle, inparte collaborando con il padre e come dicevo dal 2004 da solo, mantenendo latradizione e continuando ad annoverare vini di altissima qualità invidiati intutto il mondo.

Si infila un gilet rosso smanicato e ci invita aseguirlo in cantina. Scordiamoci le numerose vecchie ed ammuffite cantinevisitate in più parti nei nostri innumerevoli viaggi, ma approcciamoci a qualcosa di veramente stupefacente. Una cantina ampissima, moderna, dove regna incontrastata una pulizia maniacale. Ci potresti mangiare per terra ed hai la sensazione di starci bene, quasi in simbiosi con quello che ti circonda. Si parte dalla zona adibita all’imbottigliamento ed alla marchiatura al laser dei tappi di bottiglia, rigorosamente in sughero, proveniente dalla Sardegna, dalla Spagna e dal Portogallo. Passiamo oltre e dopo averci aperto un pesante portone, ci immettiamo nella cantina vera e propria, dove con imponenza sono allineate enormi botti di rovere di Slavonia,  le più vecchie hanno anche 45/50 anni e che, oltre a stupirci per le loro dimensioni, ci meravigliano per la loro estetica, visto che sono talmente lucide da farle sembrare nuove. 

Iniziamo un serie di domande, alle quali Conterno ci risponde con cortesia e dalle quali traspaiono la personalità e le convinzioni del vignaiolo, ovvero:

1)    nulla è lasciato al caso, dal lavoro in vigna a quello di cantina, dalla produzione alla commercializzazione;

2)    si sente fortunato è privilegiato a continuare il lavoro del padre e del nonno, ma soprattutto ad essere proprietario di un vigneto straordinario;

3)    non ama paragoni con altri produttori langaroli difendendo strenuamente la propria persona e la propria azienda;

4)    pur sapendo di essere un’eccellenza mondiale sembra sminuire la sacralità della nostra visita convincendoci che la grandeur francese non è quella italiana:

5)    è diretto come i suoi vini.

E parlando di vini, andiamo direttamente a 4 degustazioni mitiche, dove il Conterno è stato essenziale nei propri commenti  lasciandoci la libertà di poter esprimere il nostro giudizio, ascoltando il nostro parere a riguardo. E’ stato puntuale e specifico nell’analizzare le diverse annate relative ai vini di punta, vale a dire il Barolo Cascina Francia ed il Monfortino Riserva riferendoci che, per quest’ultimo, ben 15 annate non l’hanno visto protagonista in quanto non adatto ad essere prodotto. Nel 2008, accanto al mitico vigneto capostipite, è stato acquistato il Cerretta, che nel 2014 vedrà al battesimo il Barolo omonimo. Ci dice che la differenza principale tra il Cerretta ed il Cascina Francia è data essenzialmente dal terroir, in quanto, sia per esposizione, sia per altitudine sono similari. Il primo ha terreni maggiormente argillosi che donano vini molto fruttati e suadenti, il secondo è a maggioranza di componenti calcarei che permettono di avere vini più fini, minerali e con una struttura importante. Veniamo dunque alle degustazioni direttamente dalla botte. Il sig. Roberto ci provvista di calici veramente notevoli ed è con dovizia certosina che dopo averci riempito i bicchieri, pulisce con un pezzo di carta assorbente l’augello da dove è sceso il nettare che andiamo a degustare. Maniacale anche in questo.

 

Barbera Cerretta 2009

Rosso rubino acceso con riflessi violacei sull’unghia. E’un esplosione al naso ed al palato di frutta rossa, dalla ciliegia marasca, al lampone ed in bocca è di una rotondità e morbidezza così suadente da invogliarti a berne in continuazione. E’ un vino già pronto, molto ruffiano,che stupisce come per tutti gli altri assaggi per la pulizia in bocca e con un’acidità freschissima. E’ diretto, nitido senza alcuna sbavatura.

 

Barbera Cascina Francia 2009

Rosso rubino mediamente carico. A differenza del Cerretta, oltre al frutto, meno in evidenza, qui emerge il tocco floreale con accenni di viola mammola. In bocca, ha buona acidità, equilibrato, tannino medio, ma è la finezza che lo rende così differente dal precedente. Pulito e netto come il Cerretta, fa intravedere una struttura diversa che lo renderà sicuramente più longevo e con evoluzioni più interessanti.

 

Barolo Cascina Francia 2009

Con questa degustazione entriamo nell’olimpo dei vini. Colore granato medio. Al naso è molto elegante, barolo tradizionalista con i classici sentori di violetta e rosa appassita econ nuances di piccoli frutti rossi freschi ed attraenti. Una volta apertosi nel bicchiere, aggiungiamo sottobosco e fini note di tabacco biondo. In bocca è setoso ed è dotato di una purezza e di una pulizia infinita. Lungo il finale epersistente in bocca.

 

Barolo Monfortino Riserva 2006.

Sette anni di invecchiamento giustificano appieno un vino che potrebbe essere assorto ad emblema di tutta laLanga. Penso che di meglio non si possa fare; per me ha rasentato la perfezione stilistica della tradizione del barolo e la nitidezza espressiva sublimata al massimo. Colore granata, con riflessi aranciati sull’unghia. Leggermente chiuso all’inizio per poi emanare sentori di violetta, ma soprattutto di petali di rosa. Elegante, minerale al punto giusto, con tannini meravigliosamente setosi, estremamente pulito e diretto in bocca, con un susseguirsi di note balsamiche, mentolate e con accenni a liquirizia dolce. Profondamente armonico e dotato di una persistenza aromatica eterna. 

 

Abbiamo replicato una degustazione che, per qualità,ha eguagliato quelle di Chateau d’Yquem e di Romanèe-Conti. Usciamo con la convinzione di aver avuto il privilegio di aver visitato il top in Italia e per l’ennesima volta di aver dato vita a degustazioni che rimarranno nella nostra storia enologica. 

Prima di congedarci chiedo a Conterno la qualità dell’annata 1999 del Monfortino; lì per lì Paolo non capisce il senso della mia domanda…..se ne accorgerà all’uscita, ma questa è tutta un’altra storia.