Saint Aubin, vescovo di Angers (Loira occidentale) ed originario della Bretagna, visse a cavallo tra il V° ed il VI° secolo d.C.. Uomo di solide virtù cristiane, viene ricordato per la completa dedizione alle opere di carità verso i più sfortunati, i prigionieri, i malati ed i più poveri e Dio lo ricompensò donandogli il privilegio di compiere veri e propri miracoli, anche post-mortem.

Il più famoso risale al X° secolo d.C., quando la città di Guèrande, comune attualmente iscritto nel dipartimento della Loira atlantica, subì un massiccio attacco da parte dei Normanni; la leggenda/storia racconta che Saint Aubin, si materializzò su un cavallo bianco mettendo in fuga l’invasione barbara, presa da paralizzante paura, tanto che l’attuale collegiata di Guèrande è dedicata al santo e a quell’avvenimento.

Saint Aubin, è ricordato altresì per la sua ostinata campagna contro i matrimoni incestuosi, che all’epoca merovingia erano all’ordine del giorno e per aver promosso il terzo Concilio d’Orleans per la riforma della Chiesa in Gallia.

Ma il santo, non operò solo in epoca medioevale e indirettamente trasmise i suoi benefici anche nel recente passato: sabato 25 gennaio 2014, si tenne nell’omonimo villaggio della Cote de Beaune, l’annuale ricorrenza di Saint Vincent Tournante, festa e ritrovo dei viticoltori della Cote d’Or  raccolti in preghiera per esorcizzare ed assicurarsi un raccolto copioso, ed il comitato organizzatore, all’epoca presieduto da Christian Roux (uno dei 10 proprietari terrieri più importanti della regione, con non pochi ettari nei territorio di Saint Aubin), non credette ai propri occhi nel vedere più di 25.000 visitatori affluire nel villaggio di Saint Aubin, che di norma ospita non più di 250 abitanti!!

Ma non finisce qui.

L’onda riflessa dei miracoli del santo, si è trasmessa anche nel villaggio borgognone che porta il suo nome, materializzandosi nei vini di un'azienda, che il caro amico Emanuele (www.grandibottiglie.com) ha saputo farmi conoscere.

Ebbene sì, lo ammetto, i vini del Domaine Hubert Lamy, hanno qualcosa di miracoloso.

Come più volte anticipato, siamo a Saint Aubin, villaggio situato in un'intersezione tra le zone più rinomate dei comuni di Chassagne e Puligny Montrachet e precisamente in una particolare zona definita combe.

Per combe, si intende geomorfologicamente una valle dominata da pendii molto ripidi e deriva dal termine gallico “cumba” che significa cavità, riferita ad una depressione, meno integrata rispetto ad una cava e meno ampia rispetto ad una valle vera e propria.

Ho avuto la fortuna quest’anno di attraversare il villaggio e percorrendo le stradine di questo minuscolo abitato è come se avessi viaggiato dentro di me. Ho percorso una strada che in brevi istanti è arrivata in fondo al cuore, dopo aver scavallato le pieghe dell’anima e mi sono sentito esplodere, tanto è l’amore incondizionato che ho verso queste terre,  che racchiudono una sacralità viscerale agli occhi di un appassionato di vino come me.

Ma tralasciando questo aspetto interiore, concentriamoci su questo Domaine che nasce con il viticultore Hubert nel 1973, riconosciuto come uno dei padri della denominazione Saint Aubin, che, da autentico visionario piantò Chardonnay su vecchi appezzamenti tradizionalmente allevati a Pinot Noir ed in seguito, venne affiancato dal figlio Olivier nel 1995, ritornato all’ovile dopo attenti studi sulla vinificazione e varie collaborazioni con altri vignerons in Francia ed all’estero. La parola d’ordine in azienda è “difesa della tradizione”, approccio alla vite ragionato e biologico e cura maniacale del suolo. Si aggiunga lungo affinamento, non inferiore ai 18 mesi e completo abbandono di botti nuove a favore di legni vecchi, meno invasivi. Nel corso del tempo, a fianco dei vini village, hanno saputo produrre cuvèes dei migliori premier cru , come ad esempio il Murger des Dents de Chien, zona limitrofa a Puligny Montrachet, l’En Remilly (forse la migliore parcella dell’intera denominazione) e il Clos de la Chatenière che ho avuto il piacere di degustare nell’annata 2015.

Prima di addentraci nella degustazione è importante sottolineare che Saint Aubin è una delle appellation (per dirla alla francese) in cui si possono trovare vini bianchi con il miglior rapporto qualità/prezzo di tutta la Borgogna, a torto sottovalutati causa la vicinanza dei più blasonati Chassagne Montrachet e Puligny Montrachet.

Ma veniamo al Saint Aubin “Clos de la Chatenière “2015 – Hubert Lamy di 13,0°vol. , Chardonnay 100% in purezza, le cui uve sono state raccolte in anticipo (26 agosto) per mantenere freschezza e buona acidità ed allevate su terreno calcareo duro e sassoso su ceppi di oltre 50 anni.



Tappo compattissimo di 5 cm; versato nel bicchiere da degustazione si presenta di color paglierino con riflessi verdolini sull’unghia; al naso emergono immediatamente inconfondibili note burrose e di vaniglia che si alternano ad un caleidoscopio di profumi agrumati tanto da intravedersi limone, pompelmo, susina gialla e mela renetta. In bocca è decisamente persistente, armonioso e profondissimo, dove ben presto ritorna con prepotenza l’agrumato in un corollario gustativo attraversato da una decisa mineralità e su rimandi gessosi, alternati da una tagliente sapidità, che a tratti ti travolge con effluvi iodati che ricordano il sapore del mare in una giornata di cielo terso. Acidità calibrata ed ottima beva.

Vi chiederete dove sta il miracolo in tutto questo??? In realtà sono 2; il primo è che per una volta tanto non ho resistito nell’attendere (fra 5/7 anni sarà ancora più grande); il secondo è ancora più inusuale per me: quasi da solo, ho finito la bottiglia senza accorgermene!!!