Tutte le volte che abbiamo letto una fiaba, la mente è andata alla ricerca dei fratelli Grimm, creatori di personaggi immortali, come Biancaneve, Hansel & Gretel, Cappuccetto Rosso e tanti altri, che hanno alimentato i pomeriggi e le serate della nostra infanzia.
Non tutti sanno però, che le loro fiabe, raccolte in alcuni volumi pubblicati tra il 1812 ed il 1815 siano state edulcorate e passate al setaccio della censura tedesca dell’epoca, perché originariamente contenevano vere e proprie scene horror, sconvenienti e poco educative se rapportate praticamente ad un pubblico di bambini.
Per fare qualche riferimento in merito, possiamo citare la prima versione di Biancaneve, dove la matrigna cattiva chiede al cacciatore di portarle polmoni e fegato della leggiadra fanciulla per poterseli cucinare a puntino, oppure nella fiaba di Hansel & Gretel, la madre manda i figli nel bosco pur di non avere due bocche da sfamare, o ancora, in Cenerentola, le sorellastre si amputano alcune dita dei piedi pur di entrare nella scarpetta, per poter sposare il principe.
L’intento iniziale dei fratelli Grimm, non era quello di dedicarsi alla produzione di fiabe per bambini, ma di percorrere alla fine del XVIII° secolo, l’intero territorio tedesco per raccogliere il patrimonio popolare, attraverso l’insieme di racconti tramandati nel tempo, anche truci e intrisi di misticismo e di mistero. Una sorta di canzoniere che ricorda, per taluni versi, il lavoro medioevale del “trovatore” e conterraneo Wolfram von Eschembach, seppur ambientato in altra epoca, ma con un filo conduttore comune, che rispecchiasse una ricerca di genuinità delle tradizioni orali.
Mi piace pensare che nel loro peregrinare, attraverso le lande teutoniche, siano rimasti affascinati da una cittadina che si specchia lungo il corso della Mosella e, per chi l’ha vista, come me, rappresenta in toto quel paesaggio fiabesco che fa tornare alla mente i racconti che ogni bimbo ha ascoltato con attenzione e con meraviglia prima di addormentarsi la sera.
Bernkastel, pittoresco villaggio, è davvero magico ed intriso di un’atmosfera veramente particolare. Percorrendo le viuzze, meglio sul calar della sera, si ha l’impressione che da un momento all’altro ci si possa imbattere nel lupo cattivo, nel cacciatore di Biancaneve o in qualche strega malvagia.
Oltre ad essere un vero caposaldo inserito nell’enclave del territorio definito Mosel-Saar -Ruwer, la cittadina di Bernkastel è famosa anche per i suoi sterminati vigneti vitati a Riesling.
Sono certo che i fratelli Grimm abbiano sostato in questa località, visitando probabilmente la weingut (cantina) Dr. Loosen, sita a poche centinaia di metri dall’ingresso del paese e che dal 1988 vede in Ernest Loosen (il proprietario) un punto di riferimento con la produzione di vini dal grande potenziale, grazie ad una eccellente materia prima; vigneti a piede franco di oltre sessant’anni di età, che danno vita a Riesling eleganti e caratterizzati da una inconfondibile mineralità, marcata da un terroir estremamente magico, al pari di una fiaba dei Grimm.
Per l’occasione, ho voluto cimentarmi con il Riesling Graacher Himmelreich annata 2013 di 10,5°vol che ho acquistato nella primavera 2015, direttamente in loco, a margine di una visita che si è rivelata molto utile per la conoscenza dei vini e del territorio della Mosella e che mi ha consentito, in ultima battuta, di scambiare due parole con Mister Ernest, vero e proprio istrione enologico.
Il vino in questione, proviene da un vigneto assai ripido che si trova dietro il minuscolo villaggio di Graach e con esposizione sud-ovest, caratterizzato da una spiccata mineralità, grazie all’alta componente di ardesia blu nel terreno. Ma veniamo alla degustazione.
Tappo corto, ma compatto. Versato nell’apposito balloon, si apre alla vista con un bel color oro, limpido ed in assenza di sbavature. Al naso, emergono con nitidezza sensazioni decisamente fruttate di pesca melba ed a seguire di mela verde, in un contesto di effluvi dolci, intervallati da una nota idrocarburica mai fastidiosa, ma ben bilanciata nel corollario olfattivo.
In bocca, è una meraviglia, entra con una delicatezza ed una suadente dolcezza estremamente salivante e fluida che ti invoglia alla continua beva, sorso dopo sorso. Ritorna, con impeto la mela, quasi sotto l’emblema di sidro, mista ad una dolcezza mielosa, mai stucchevole ma ben integrata da una acidità equilibrata. Si evolve di continuo trasformando l’iniziale attraente dolcezza in una impercettibile nota amara ben spalleggiata da un ventaglio di sensazioni minerali che pervadono la bocca nella sua pienezza gustativa. Vino da bersi a secchiate, in special modo nelle serate estive, dotato di una morbidezza e di una oleosità imbarazzante, che a tratti lo rende quasi masticabile. Persistente, mette in allegria le papille gustative che sembrano quasi ringraziare.
Io me li immagino i fratelli Grimm mentre degustavano questo nettare che, inevitabilmente, li portava a fantasticare, immergendosi in un’atmosfera fiabesca e dimenticandosi per una volta l’horror che si trasformava in pura poesia.