Corro da quando avevo 14 anni.

Col passare del tempo, ho aumentato il mio chilometraggio arrivando nel 2014 a percorrere la mia prima maratona. 

La maratona è la più lunga gara di atletica leggera ammessa per la prima volta ai Giochi Olimpici del 1896 nel ricordo di Fidippide, il guerriero ateniese che percorse la distanza di 42km e 195 metri dalla piana di Maratona ad Atene per annunciare la vittoria sui persiani.

Un gesto eroico che pagò con la vita, per lo sforzo profuso, diventato emblema di spirito di sacrificio e di adattamento alla sofferenza.

Forte sostenitore di questa competizione, fu il Barone Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni Giochi Olimpici ed averla inserita proprio ad Atene ne accrebbe il significato intrinseco.

Solo per la cronaca la prima maratona fu vinta da tale Louis Spiridon con il tempo di 2 h. 58m. 50 sec. comprensivi di una pausa per bere un bicchiere di vino in una locanda posta lungo il percorso. Il vino, come sempre, è protagonista.

La battaglia di Maratona avvenne nel 490 a.C. a 30 km in linea d’aria a nord-est di Atene; qui, 10.000 ateniesi al comando del Generale Milziade affrontarono e sconfissero l’esercito persiano, forte di 200.000 unità e stando a fonti dell’epoca, forse un po’ troppo di parte, si parlò addirittura di 600.000 uomini.

Milziade era un abile stratega, attento ai minimi particolari, legato alle tradizioni belliche ed agli insegnamenti del passato nel campo della guerra.


Il Generale persiano Dati, partì subito all’attacco cercando di prevenire un eventuale aiuto dell’esercito spartano (che non avvenne), ma Milziade, pur con un inevitabile squilibrio logistico in termini di uomini, riuscì ad attuare una manovra di accerchiamento che mise in fuga l’avversario con il suo esercito. Fu una vittoria leggendaria che rimase negli annali di Storia, così come la corsa a perdifiato del soldato ateniese, scelto per riportare la grande notizia all’amata città ellenica.

La stessa attenzione ai minimi particolari, la stessa maniacalità nel rimanere ancorato alla tradizione, la ritroviamo quasi per magia, in un altro Milziade, come se il nome attribuitogli alla nascita non fosse stato dato per caso. Sto parlando di Milziade Antano e della Fattoria Colleallodole, ora diretta sapientemente dal figlio Francesco, dopo la prematura scomparsa del padre. 

Il Cavalier Milziade Antano è stato una figura di spicco nel panorama enologico umbro, nell’enclave tra le splendide cittadine di Montefalco e Bevagna, attivo nella produzione di Sagrantino e di questo Montefalco Rosso Riserva annata 2011 di 15,5°vol. che ho degustato in una bella giornata di sole di quasi fine estate, a tratti ventosa, ma con aria tersa e fresca, abbinandolo ad un succulento pollo arrosto con un misto di verdure fritte pastellate.



Per Milziade, la qualità parte dal terroir e dalla cura che si vuol dare, stando attenti alle potature e ad ogni fase del ciclo vegetativo per arrivare a vendemmiare con uve sanissime. A seguire il rigore in cantina, senza l’ausilio di mezzucci o di sotterfugi e senza prestarsi ad un governo del vino spesso utilizzato.

Tutto ciò è stato ripreso dal figlio che sta perpetrando gli insegnamenti del padre, rimanendo fedele ad una tradizione che ha come esito finale la produzione di vini eleganti, di grande longevità, ma soprattutto veri. Ma veniamo alla degustazione.

Versato nell’ampio balloon, alla temperatura di servizio di 17 gradi, si presenta di colore rosso rubino intenso, quasi impenetrabile, senza sbavature sull’unghia e molto uniforme. Portato al naso, dopo averlo opportunamente ossigenato, si avvertono immediate sensazioni erbacee avvolte da un tripudio di frutta rossa matura, dove spicca la prugna  ed a seguire un impercettibile traccia ematica. Leggermente speziato, è pervaso da erbe aromatiche tipiche della macchia mediterranea, su tutte timo ed origano.



In bocca è piacevolmente avvolgente, dotato di una morbidezza estrema ed attraversato da un tannino elegantissimo e ben levigato. Preponderante è il ritorno della frutta rossa a corollario di una spalla acida che gli dona un’ottima freschezza di beva e con una mineralità a tratti raffinata. L’alcoolicità è evidente, anche se in bocca non è così caldo. Strutturato e con una godibilissima persistenza aromatica. Un bicchiere fa pasto.

In sintesi, un vino vigoroso e rigoroso dove l’amalgama del blend di Sangiovese, Sagrantino, Merlot e Cabernet Sauvignon è evidenziata con ineguagliabile maestria.

Un vino estremamente territoriale che Milziade ha difeso e ha preservato alla stregua del 

generale ateniese nella piana di Maratona.