Confortably Numb è un capovaloro musicale dei Pink Floyd pubblicata nel 1979 all’interno dell’album “The Wall. A detti di molti è da considerarsi il canto del cigno della mitica band che ha suggellato la divisione tra i fondatori Roger Waters (bassista) e David Gilmour (chitarra elettrica). I due si sono divisi anche i compiti, ovvero il primo è l’autore del testo mentre il secondo di gran parte della musica. 

Il brano presenta due assoli di chitarra elettrica entrambi eseguiti da Gilmour; il secondo, decisamente lungo a chiusura della canzone è da annoverarsi, secondo la rivista “Guitar World” al quarto posto dei 100 assoli più belli di sempre, ma a parer mio, è secondo solo all’ineguagliabile “Starway to Heaven” dei Led Zeppelin e al mitico Jimmy Page mio chitarrista preferito. 

Secondo la rivista “Rolling Stone” il brano prende spunto da un malore fisico di Waters prima di un concerto, durante il tour 1977, a Philadelpia, in cui dovette far ricorso a un medico per un’infiltrazione, per poter curare un forte mal di stomaco che avrebbe impedito il regolare svolgimento della performance. L’iniezione ebbe un effetto Confortably Numb cioè piacevolmente insensibile, anestetizzato. 

In realtà il testo serba un significato nascosto.

E’ un meraviglioso viaggio sulla solitudine e sulle ricerca di un senso alla propria esistenza; “There is no pain, you are receding. A distant ships smoke on the horizon, You are only coming through in waves. Your lips move but i can’t hear what you’re sayin’…..Non c’è dolore, vi state allontanando. Una nave lontana che fuma all’orizzonte. Arrivate solo ad ondate. Le vostre labbra si muovono ma non sento cosa state dicendo…..

Forse questo è il clou del testo, è stato tolto il dolore anestetizzandolo ma tutto ciò non rende felici, ovvero possiamo anche non soffrire ma ciò non ci rende vivi e il non sentire è il presupposto di una chiara incomunicabilità. Non ultima è evidente la necessità di sfuggire da una realtà scomoda tanto da far pensare che l’autore del testo (Waters) sia lo stesso dottore che si inietta, con lucida consapevolezza, una sostanza anestetica (allucinogena) che lo proietta quasi in un’altra dimensione, in uno stato piacevolmente insensibile (Confortably numb….).In sintesi esprime il malessere di un uomo che viene “curato” per affrontare una vita diventata un continuo show, dove forse non si sente più a proprio agio, tanto che da li a poco si sarebbe separato dai Pink Floyd. 

E’ molto probabile che lo stesso vuoto esistenziale abbia colpito il vigneron Michel Autran che dopo aver vissuto un ventennio come medico di base (strana coincidenza….) ha deciso di anestetizzarsi, rigettando il giuramento di Ippocrate, per dedicarsi completamente alla vigna, anima e corpo, nella Loira occidentale, Alleva lo Chenin Blanc denominazione Vouvray, producendo vere e proprie chicche come il Vouvray “Les Enfers Tranquilles “ 2015 di 13,5° vol, che ho deciso di degustare in un’assolata domenica estiva, accompagnandolo a un piatto di linguine allo scoglio.


Le uve provengono da piccoli appezzamenti situati in un luogo chiamato “Les Enfers”, gli inferi, in questo caso detti tranquilli, forse perché l’Autran è riuscito ad anestetizzare i suoi inferni esistenziali con la giusta cura enologica. Il terroir è speciale, prettamente silex (selce di argilla), vendemmia manuale ed affinamento in botti di 400 litri con il 10% di legno nuovo per un anno intero, seguito da un affinamento in vasca per altri 8 mesi. Ma veniamo alla degustazione. 

Tappo perfetto e compatto. Versato in bicchiere stile burgundy si presenta di colore oro zecchino, limpido senza alcuna sbavatura, Lasciato opportunamente ossigenare nel bicchiere si avverte con prepotenza scorza di limone, seguita da lievi sfumature floreali e da uno spiccato sentore di pietra bagnata. Sul finale accenni di noce. In bocca entra con eleganza ma senza alcuna timidezza; è fresco, morbido e diretto. La corrispondenza naso/bocca è notevole ed è dotato di una forte mineralità e di una sapidità estremamente ammaliante. E’ quello che mi aspetto da uno Chenin che si dimostra ancora una volta un vitigno spettacolare. E’ un vino nitido, puro e quasi primordiale, senza sfronzoli e con una decisa acidità, equilibrato e capace di far lavorare appieno le ghiandole salivari.  A mio parere è un grande vino bianco che tiene testa ai produttori più acclamati di Vouvray, Huet su tutti. Michel Autran è un vigneron che meriterebbe più attenzione a livello internazionale,

Mentre sto stendendo la recensione, non posso fare a meno di sentirmi in sottofondo il capolavoro musicale dei Pink Floyd (sempre pelle d'oca sull'assolo finale di Gilmour) e fortuna vuole che ho ancora in serbo un bicchiere di Vouvray de Les Enfers Tranquilles che sorseggio lentamente e questo connubio, per alcuni istanti, mi fa sentire ,,,,,,Confortably Numb (piacevolmente insensibile).