"Distrus" nel 630, "Distrum" nel 783, "Distacium" nell'869, "Dez" nel 1187 nelle pergamene di La Bussière, "Daix" nel 1337, "Deix" nel 1751; Daix è un territorio borgognone con lunga storia alle spalle già di proprietà nel 1252 di Hughes IV Duca di Borgogna che l’acquistò direttamente da tale Jean de Saulon. Dal XIV secolo sino agli albori della Rivoluzione Francese si alternarono una serie infinita si Signori sino al 14 dicembre 1789 quando fu approvata la prima legge municipale: tutte le assemblee degli abitanti, qualunque fosse la loro dimensione, avrebbero avuto la stessa organizzazione municipale, con un sindaco e consiglieri eletti alla loro testa. L'era dei signori di Daix era  finita! Nel 1983 venne creato lo stemma di Daix 

La griglia simboleggia Saint Laurent, uno dei due santi patroni di Daix. Gli ornamenti esterni a supporto simboleggiano due dei prodotti che hanno fatto la ricchezza di Daix: la vite e i piccoli frutti; due uccelli (cucù), coronano il tutto. Daix è situato sulle alture di Digione, dipartimento della Cote d’Or, ed è stato per molto tempo un villaggio  gallo-romano ed  un importante centro vinicolo del ducato di Borgogna. "All'inizio degli anni Settanta, l’ Inao(Istitut Natiomal de l’origine e de la qualitè) voleva rimuovere l’Aoc a Daix (per capirci l’equivalente della nostra Doc), ma grazie a Charles Mortet, padre di Thierry, attuale proprietario del Domaine Thierry Mortet, riuscirono lottando duramente a mantenerla. Oggi il domaine possiede 5 ettari vitati a Daix in aggiunta a quelli che possiede a Gevrey Chambertin.

Il terroir è un misto di calcareo argilloso con argille e marne fini, le viti hanno un’età compresa tra i 15 e i 35 anni; allevamento in agricoltura biologica dal 2010 anche se il diserbo chimico è stato abolito nel 1995. Gran lavoro in vigna con estrema attenzione alla limitazione del fogliame e di quei ramoscelli non necessari alla vite. Vendemmia manuale, quindi fermentazione alcolica  grazie a lieviti naturali con temperature mantenute tra 18 e 22 ° C. Alla fine della fermentazione alcolica, il vino viene affinato in botti con batonnage settimanale fino a gennaio per poi essere imbottigliato.

Ne scaturisce uno Chardonnay che ho degustato nella versione Bourgogne Blanc “Les Terroirs de Daix” 2017, stappato poco prima di essere servito, tappo di 4,9 cm compatto; versato nell’ampio bicchiere stile Burgundy si presenta con un colore paglierino acceso tendente al dorato. Al naso immediate sensazioni citrine lasciano il posto a sentori floreali, ad erbe di campo, su tutte la salvia e a sbuffi di burro salato. 

In bocca è leggermente salivante, minerale e a tratti sostenuto da una piacevole sapidità e con un retrogusto sul finale di noisette. La corrispondenza naso/bocca è quasi scolastica, è fresco e con buona acidità. Di media persistenza e di facile beva se abbinato ad uno spaghettone alla scoglio. 


Uno Chardonnay che definerei decisamente gourmet ma territoriale allo stesso tempo, dove una volta tanto non occorre svenarsi per portarselo a tavola ( euro 25 su Grandibottiglie.com). Dunque si può bere low cost stando in Borgogna, grazie comunque alle sapienti mani di una cantina storica come quella dei Mortet.