“…..quanto maggiore è la nostra apertura verso i nostri sentimenti, più saremo in grado di leggere quelli degli altri”.

Il primo appuntamento, o per dirla alla francese che fa più chic, il primo rendez-vous non si scorda mai, comunque sia stato l’esito, e viene vissuto diversamente in funzione del sesso, delle relative aspettative, delle proprie abitudini, del retaggio educativo e di tantissimi altri fattori, ma il denominatore comune di entrambi gli attori è l’emozione.

L’emozione, o come qualcuno preferisce definirla esperienza emotiva, è uno stato mentale associato a modificazioni psicologiche, a stimoli interni o esterni, naturali  o appresi. Secondo la maggior parte delle teorie moderne, le emozioni sono un processo multicomponenziale, cioè articolato in più componenti e con un decorso temporale che evolve.

Detto così non è molto romantico, ma se per un attimo ci soffermiamo a pensare all’emozione più grande alla quale ognuno di noi ambisce, ovvero all’Amore, allora tutto cambia e diviene di una dolcezza infinita, perché proviene direttamente dal cuore, linfa vitale della nostra esistenza.

All’emozione è inevitabile associare il sentimento; entrambi vanno a braccetto ma esiste una sottile differenza tra di loro, nel senso che l’emozione dà origine a particolari stati d’animo che inevitabilmente si traducono in pensieri, a un senso di sé, a un sentirsi dentro, quindi a un “sentimento”, che a sua volta origina altre emozioni. 

A questo punto è inevitabile parlare anche di ragione, che se presa superficialmente potrebbe essere considerata l’antitesi o la rivale dell’emozione. Se ci colleghiamo di nuovo al primo appuntamento, si può affermare che la ragione potrebbe essere foriera di stati ansiosi o al contrario potrebbe avere benefici sullo stato emotivo, equilibrandone le troppe aspettative. Sono dell’idea che non sempre sia corretto considerare ragione ed emozione, o se vogliamo essere più completi mettendoci anche il sentimento come entità separate, anche perché spesso ragione e sentimento possono combaciare.

Ma torniamo al primo rendez-vous; leggendomi si potrebbe andare in crisi preoccupandosi oltre misura sul suo esito. Quello che realmente conta è avere un’apertura totale verso il nostro sentire, per poter avere molta più sensibilità nei confronti di chi sta davanti a noi. Di certo l’emozione del primo appuntamento è qualcosa che ti fa sentire vivo, e che fa assaporare, anche per brevi istanti uno stato di grazia poche volte raggiunto, subliminando quella felicità alla quale tutti noi agogniamo.

Parlando di emozione, non posso esimermi dall’esternare tutte le mie sensazioni nell’aver degustato una bottiglia di  Montlouis sur Loire e più precisamente il Premier Rendez-Vous annata 2017 di 13,0 vol. di Lise & Betrand Jousset, Chenin Blanc in purezza. Lise e Bertrand, coppia nella vita ed autentici vignerons per vocazione, si sono stabiliti a Montlouis sur Loire per dare vita a vini genuini, mettendoci quella passione che li contraddistingue anche nel privato. Vigneti su terroir argilloso misto a silice di piccole e medie dimensioni su un sottosuolo importante di calcare. Viticoltura biologica e biodinamica senza certificazione, vendemmia manuale, cantina scavata nel tufo e vini i più naturali possibili.

Stappato e versato in apposito calice da degustazione, tappo di 5 cm., sanissimo.

Si presenta cromaticamente di un giallo paglierino intenso con velature dorate. 

Naso tipicamente agrumato e con nette sensazioni di mela, che lasciano spazio a nuances gessose e  miele selvatico sul finale.

In bocca entra con estrema morbidezza e con una oleosità alquanto sensuale; è avvolgente come un tenero ed amorevole abbraccio ed è dotato di una persistenza gustativa assai lunga. Buona l’acidità ed è un vino che induce a una continua beva, un po’ come i baci delicati dati all’amata senza risparmiarsi.

Mi piace pensare che questo sia il vino dei coniugi Bertrand, pensato e creato dopo il loro primo rendez-vous.