L’ametista è una particolare varietà violacea di quarzo. Narra la leggenda che in origine fosse una ninfa di Diana, la quale era molto legata al concetto di castità. Il dio Bacco in preda ai fumi dell’alcool si infatuò di lei volendola a tutti i costi, ed iniziò ad inseguire la povera malcapitata che si rifugiò da Diana, chiedendole di aiutarla a preservare la propria castità e la dea la trasformò in un cristallo di quarzo. Il finale ha due versioni, scegliete quello che più vi aggrada; la prima vede Bacco talmente adirato dal gettare con forza sulla pietra un calice di vino donandole il tipico colore viola. La seconda vede un Bacco che, ripresosi dalla sbornia e contrito, decide di dare alla pietra il colore del vino, ma anche la proprietà di impedire agli uomini di eccedere negli eccessi alcolici.
Nella cristalloterapia, l’ametista è una delle pietre più utilizzate perché consente di lavorare molto bene sul sesto Chakra e tra le tante doti terapeutiche, se rimaniamo in campo enologico, se mettessimo la pietra in un bicchiere di alcool, si eviterebbero gli effetti indesiderati della classica ubriacatura.
Nella filosofia orientale, il sesto Chakra, detto anche il Chakra del terzo occhio è situato al centro della fronte, più esattamente tra le due sopracciglia ed è chiamato in sanscrito Jna che significa “percepire,” proprio perché dal suo centro vengono elaborate le idee, l’intuito, la consapevolezza. Il sesto Chakra, può essere aperto o chiuso; quando è aperto ne beneficia la concentrazione, l’intuizione, la capacità di dare vita ad ogni forma di immaginazione, in sintesi ci si sente in perfetto equilibrio con sè stessi e con il mondo esterno, in un’ appagante e profonda armonia interiore.
Viceversa, oltre a poter incorrere in una condizione depressiva di assoluta apatia e di continui stati nevrotici, si ha il rischio di smettere di sognare perdendo inevitabilmente ogni stimolo, richiudendosi in una sorta di effetto contaminante.
Di sicuro, quando ho degustato il Pouilly Vinzelles “Les Quarts” (i quarzi…) annata 2015 di 13,5° vol. del Domaine la Soufrandière, il mio sesto Chakra era ben attivo e sin dal primo impatto sensoriale o iniziato a sognare, aprendo la mia anima e la mia materia cerebrale verso un nettare di Bacco davvero particolare ed emozionante.
Siamo nel Maconnais, nel sud della Borgogna dove regna lo Chardonnay, ben allevato da indomiti vignerons, tanto da dar vita a bottiglie che spesso tengono testa ai più blasonati bianchi della Cote de Beaune, con un rapporto qualità/prezzo ancora umano.
Tra le aziende del territorio, spicca il Domaine la Soufrandière, piccola realtà che da vita ad una gamma di vini davvero pregevoli e che ho avuto il privilegio di poter visitare alcuni anni fa.
Punta di diamante è questo “Les Quarts” che nasce da un vigneto molto ripido, biodinamico dal 2001, posto su terreno dell’era bajociana (secondo periodo Giurassico – 167.000 anni fa) ricco di calcare, di quarzo e di ferro, oltre ad avere un’ influenza granitica. Il fatto che la vigna si trova su un terreno di soli 20/30 cm di profondità prima che le loro radici affondino nella roccia madre, si traduce nell’ottenere un vino con grande mineralità.
Ma veniamo alla degustazione.
Tappo sano e compatto. Si presenta di color oro zecchino limpido e uniforme; al naso immediati e nitidi sentori di mela verde si alternano a nuances di frutta gialla non troppo matura, su tutte l’albicocca. Lasciato ossigenare nel bicchiere tipo Burgundy, emergono chiare sensazioni di scorza d’arancia e di limone amaro. Sul finale una impercettibile nota sulfurea,
In bocca entra diretto ma suadente allo stesso tempo, ed il rimando di mela è molto evidente; mineralità spiccata e delineata in tutto il middle-palate e sul finale una bellissima sferzata di sapidità che lo rende estremamente vivace ed accattivante, in una beva impagabile, ma non da sottovalutare, in un corollario gustativo e strutturale davvero notevole. Fresco e leggermente salivante è un toccasana per le papille gustative che ringraziano, sorso dopo sorso. Nel Maconnais ci sanno davvero fare e sono certo che tra non molto i prezzi di questi vini subiranno un aumento significativo.
L’infatuazione porta sempre a spiacevoli conseguenze, ma se Bacco, anziché inseguire invano Ametista, le avesse offerto un calice di questo Chardonnay, l’avrebbe sicuramente convinta a soprassedere e a dimenticare per sempre la propria castità!!!