Sono innamorato del Sancerre e quindi più precisamente di quel Sauvignon, vitigno a bacca bianca, che in Loira raggiunge l’apice mondiale per struttura, eleganza e magnificenza gustativa; Sancerre è anche un villaggio che domina dall’alto la riva sinistra della Loira, pellegrinaggio costante degli innumerevoli amanti del vino da tutto il mondo. L’abitato si erge sulla sommità di una collina dove il suo imprinting è dato da una torre medievale e dalle rovine di un  Castello che custodisce da tempo immemore cantine antichissime, in gran parte risalenti al XV° secolo. La vista, di per sé vale il viaggio e chi come me è innamorato dell’epoca medioevale non può non andare a ritroso nel tempo immaginando tornei,  cavalieri e duelli per l’ardire della beltà di una dama. Molto prima del medioevo si annoverano  i primi cenni storici riferiti alla viticultura; Plinio il Giovane (dal 61 al 114 d.C.) indica la presenza del vitigno “Bitrurius” sulle rive della Loira  già nel 313 d.C.

Fu Cesare che arrivò in questi luoghi dopo la presa di Noviodunum (Nevers) e fondò il tempio dedicato a Cerere, Cérès, la dea della fertilità. Da Sacrum Cereris o Sacrum Coesaris deriva probabilmente il nome di Sancerre. Qui vivevano i valorosi Edui e i Biturigi descritti da Cesare nel De bello gallico, popolo che introdusse il vitigno Sauvignon anche a Sancerre. Nel Medioevo, grazie ai monaci agostiniani dell'Abbazia di San Satur (XI° e
 XII°) e alla Maison des Contes de Sancerre, il vitigno Sauvignon prosperò  e si espandette, tanto che il duca di Berry, tale Jean de France lo definì  "il miglior vino del Regno”.

Ma Sancerre, venne anche  ricordata infaustamente, per essere stata teatro di un assedio delle truppe reali di Carlo IX contro i sancerrois affiliati alla dottrina protestante, che davano rifugio agli ugonotti, perseguitati per non professare l’unica religione legalizzata  dal re di Francia, ovvero il cattolicesimo. Dal 1572 al 1573, la cittadina venne assediata e capitolò dopo una strenua difesa; la fame fece la sua parte, i cavalli furono macellati, il pane razionato e i poveri furono espulsi. La carestia fece  circa 500 morti, tra cui molti bambini. Il 20 agosto 1573, la roccaforte protestante capitolò; il 31 agosto, Claude de la Châtre, comandante dell’esercito reale  fece il suo ingresso ufficiale in Sancerre; dopo la resa della città, le porte furono bruciate, le trincee scavate all'interno, riempite e le torri difensive abbattute. Forse, durante l’assedio venne a mancare anche il vino, che all’epoca era un vero e proprio sostentamento, soprattutto se la qualità era la stessa dì quello che ho degustato in una giornata estiva e che va sotto il nome di Sancerre d’Antan annata 2011 di 13,5° vol. del Domaine Henri Bourgeois, un vero e proprio Sauvignon d’altri tempi che, per un attimo è riuscito a catapultarmi in un periodo a me si tanto caro.

Vino che nasce su terreno del periodo Giurassico di 150 milioni di anni fa, una volta ricoperto dal mare, dove i sedimenti marini e le successive evoluzioni geologiche crearono un sistema complesso di faglie definito “les terre blanches”, nello specifico su suolo ricco di argilla e silice.così come riportato sull’etichetta. 

Stappato mezz’ora prima di essere servito e versato in ampio balloon stile Burgundy, si presenta cromaticamente alla stregua dei dobloni d’oro, quelli che riempivano i forzieri delle navi spagnole di un tempo….al naso, nitide note agrumate di limone verde, cedro e pompelmo in sequenza; lasciato ulteriormente ossigenare e roteato nel bicchiere emergono piacevoli senzazioni speziate e vegetali di erba ruta. 

Ma è in bocca che è uno spettacolo della natura; entra quasi in punta di piedi, in modo assolutamente carezzevole, morbido, suadente e salivante , per poi sprigionare tutta la sua verve nell’intera cavità orale. E’ fresco, fine, elegantissimo e allo stesso tempo estremamente minerale. La lingua è invasa da una sferzata di sapidità che ti rapisce in un oblio enolico senza ritorno; piacevolissime le sensazione gustative  agrumate già avvertite all’esame olfattivo  ed un particolare retrogusto di noisette dolce su di una persistenza gustativa davvero davvero lunga. 

La famiglia Bougeois con questo D’Antan riesce a dar vita veramente ad un Sancerre d’altri tempi esaltando le peculiarità di un vitigno che, a tratti, non ha rivali e se i sancerrois del XVI° secolo se ne fossero alimentati a dovere, avrebbero portato avanti ad oltranza la resistenza contro il re di Francia.