Via via

Vieni via di qui

Niente più ti lega a questi luoghi

Neanche questi fiori azzurri

Via via

Neanche questo tempo grigio….


Mi sono già occupato di Paolo Conte in un’altra recensione, ma mio malgrado devo tirarlo ancora in ballo, perché la sua anima malinconicamente jazz e la sua sensibilità artistica, che si muove in punta di piedi tra il sogno e il disincanto, ben si fondono con le mie alchimie enologiche.

I versi di “Via con me” posti all’inizio, quasi fossero il tetto che ricopre una casa solidissima, quella della passione e del nostalgico romanticismo del cantautore astigiano, classe 1937, ma ancora costantemente sulla breccia, sono parte di quella che è considerata la canzone che nel 1981 lo consacrò nel panorama musicale italiano, inserita nell’album “Paris-Milonga”, che riscosse i maggiori consensi anche dalla critica.

Lo stesso Conte l’annovera tra le sue preferite, facendo comunque fatica a comprendere come sia stata quasi inflazionatamente presa in prestito da pubblicitari e registri di tutto il mondo ed inserita in film e spot di vario genere.

Volendo vedere questa canzone ( ma in effetti tutte le sue canzoni), è una sorta di cortometraggio e si ha la strana sensazione di parteciparvi, magari non come protagonista, ma di sicuro come un’attenta comparsa ed è impossibile non farsi rapire dalla sua raffinatissima narrativa. 

Via con me” è in sintesi un’esortazione all’Amore, quasi struggentemente invocato, ma allo stesso tempo è un invito a staccarsi completamente da un passato di luoghi e di persone che hanno ingrigito un’esistenza. Da qui si manifesta una sorta di fuga verso una felicità, forse effimera e il rischio di smarrirsi è sempre dietro l’angolo…..


…..Vieni via con me

Entra in questo amore buio

Non perderti per niente al mondo…..


Ma questo nuovo viaggio, a tratti oscuro ed emotivamente instabile lascia aperta una speranza che può tradursi in una splendida certezza, una sorta di protezione che solo il vero Amore può assicurare….


….Via

Entra e fatti un bagno caldo

C’è un accappatoio azzurro

Fuori piove un mondo freddo……


Tutte le volte che ascolto questo capolavoro, la mia anima sente il richiamo di una terra che mi invoca a staccarmi da luoghi e sentimenti che non sento più miei ed inevitabilmente affronto un viaggio intimistico che mi fa sempre vacillare. La tentazione e l’Amore che nutro per lei è per le sue magie enologiche, al limite del misticismo, mi inducono ad affrontare un viaggio definitivo di stabilità e protezione. Fuori piove un mondo freddo e il mio accappatoio azzurro si chiama Borgogna!! Questa terra è il mio destino, un porto accogliente per attraccare e ricominciare a vivere. 

La mia fuga verso la felicità è una bottiglia di Pinot Noir, col quale non esiste mai il rischio di smarrirsi, ma l’Amore che nutro per questo vitigno è saldo e si cementa giorno dopo giorno, ormai da oltre 20 anni. 

Sento il bisogno di riascoltare la struggente canzone di Paolo Conte, mentre mi accingo a degustare un must della Cote de Nuits, il Vosne Romanèe Premier Cru  Clos de Rèas annata 2007 di 13,0°vol. , fiore all’occhiello della famiglia di Michel Gros ed unico Premier Cru Monopole di Vosne-Romanèe. Michel Gros per ottenerlo ha rinunciato ad alcune parcelle del più rinomato  Richebourg, cedute alla sorella Anne-Francoise Gros, nella suddivisione della totalità delle proprietà, dopo l’abbandono del padre Jean (gli altri fratelli sono i titolari del Domaine Anne Gros e del Domaine Gros Frere et Soeur). Il vigneto con una esposizione solare invidiabile, poggia su terreno di matrice calcare e di marne, unico caso a Vosne Romanèe di un vigneto non di origine Jurassica. L’annata 2007 si è caratterizzata per la sua estrema precocità, dovuta ad un mese di aprile eccezionalmente caldo, con la vite fiorita 25 giorni prima della fioritura media. Questo anticipo, unito ad un’estate un po’ uggiosa e la rigorosa cura maniacale del vigneto, ha consentito di porre nei tini, ai primi di settembre, uve perfettamente mature e sane. Ma vediamolo ora nel bicchiere….


Stappato 4 ore prima di essere servito e versato nell’ampio bicchiere stile Burgundy 1 ora prima di essere degustato, si presenta alla vista con un bellissimo color rosso rubino intenso, con riflessi granati sull’unghia.

Al naso, lo spettro olfattivo si manifesta con l’impeto di matrici tipicamente di frutta surmatura, dalla marasca, alla mora, al mirtillo, per poi virare su note tipicamente terziarie di sottobosco, humus fresco, terra bagnata e fungina, alternata a intense note di tabacco da pipa e di cuoio,

In bocca entra in modo armonico e rigoroso, riempendo di getto il palato in ampiezza; il rimando della frutta appena accennato viene sopraffatto dalla preponderanza gustativa delle spezie e sul finale da una balsamicità di liquirizia morbida davvero invitante. Di media acidità, di lunga persistenza e setosità su di un corollario di eleganza ed austerità.

E’ l’archetipo dei rossi di Vosne-Romanèe, per finezza, intensità, equilibrio e longevità. 

In sintesi è quello che mi aspetto da un Pinot Noir, ovvero Amore al primo sorso e allora…..


It’s wonderful

It’s wonderful

It’s wonderful

Good luck my baby

It’s wonderful

It’s wonderful

It’s wonderful

I dream of you

Chips chips

Du du du du du

Ci bum ci bum bum

Du du du du du

Ci bum ci bum bum

Du du du du du