Sono da sempre appassionato del periodo Medioevale e credendo nella possibilità di aver vissuto altre vite, ho quasi la certezza di essere stato un Templare, tanto che sin dall’infanzia ho sempre avvertito una sorta di forza oscura, che mi ha spinto ad interessarmi del mistero che da sempre avvolge i monaci guerrieri, approfondendone il lato esoterico, la nascita dell’ordine, l’epopea espansionistica, sino alla totale cancellazione avvenuta con la morte dell’ultimo Gran Maestro Jacques de Molay, datata 11 marzo 1314.

E’ esistita (e forse di seguaci ce ne sono ancora) un’altra società segreta da molti annoverata come la degna successione di quella dei Cavalieri Templari ed è nota come quella dei Rosacroce (dal tedesco Rosenkreuzer); ordine segreto mistico, kabalistico-cristiano, venuto alla ribalta  per la prima volta nel XVII secolo in Germania, anche se gli storici fanno riferimento al fatto che i Rosacroce fossero già stati menzionati nel Rosarium philosophorum, un’opera alchemica del XIII secolo. Il termine Rosa-Croce indica uno stato di perfezione morale e spirituale.

Sul fondatore dell’ordine, tale Christian Rosenkreutz, aleggiano vere e proprie nebbie temporali e la sua esistenza è stata spesso ritenuta poco probabile, visto le debolissime prove a supporto che possano certificarne la vita.

Nonostante ciò, esistono relazioni sul fondatore, da sempre indicato come reincarnato in più vite in epoche differenti ed una in particolare racconta le sue esperienze in quello che viene definito “matrimonio alchemico”. Inevitabilmente l’alchimia fa venire in mente l’arte degli alchimisti, che, si dice fossero in possesso della pietra filosofale, definita sovente come l’elisir di lunga vita e che fossero in grado di trasformare il vil metallo in oro. 

Tutto ciò ha rappresentato l’esteriorità del lavoro alchemico, ovvero quello che l’alchimista volesse fa trasparire all’ignaro, mentre in realtà, quello che professavano in modo assolutamente esoterico ed ermetico era la trasfigurazione dell’anima umana e la relativa resurrezione in un nuovo corpo. Christian Rosenkreutz professava tutto ciò attraverso l’allegoria di una festa nuziale alchemica e il resoconto della sua vita è talvolta un completo contraddittorio, in cui si mescola ad arte storicità ed allegoria, materialità e spiritualità, probabilmente in modo deliberato, per concedere la possibilità di districarsi in questo groviglio, solo a chi era definito eletto. 

Chi volesse interessarsi al fondatore e al suo ordine, avvicinandosi ai suoi misteri, per arrivare a quella che potremmo definire la verità, deve sapere che dovrà venire a contatto con il mondo delle anime immortali, dove per immortale va perseguito il concetto filosofico di Platone, in cui l’anima è invisibile ed è sempre esistita, per cui la sua immortalità non è uno stato che si manifesta post mortem o per meglio dire dopo la morte del corpo, ma preesiste al corpo stesso. A suffragare tale concetto è la cosiddetta riminiscenza, ovvero la capacità umana di ricordare perché la sua anima ha vissuto prima, per cui una volta fisicamente morto, l’anima si allontana dal corpo continuando a vivere in un’altra dimensione. 


Cristian Rosenkreutz

A volte degustando alcuni vini, riesci ad elucubrare associazioni che non immagineresti e che per assurdo potrebbero essere talmente lontane per i contesti in cui queste si sviluppano. Ci sono vini che hanno intrinsecamente un’anima immortale, che non si dissipa una volta svuotata la bottiglia in essa contenuti, ma per un principio alchemico è come se diventassero parte della propria anima, albergando sino alla morte del corpo, per poi probabilmente rigenerarsi all’interno di un altro individuo sensibile alle tematiche enologiche.

Questa netta sensazione, l’ho avvertita degustando il Riesling Eiswein- Piesporter Falkenberg annata 2003 di 7,0°vol. dell’azienda Molitor-Rosenkreuz (strano caso….) , visitata alcuni anni fa nell’incantevole Mosella e sita nella bellissima cornice del villaggio fiabesco di Bernkastel-Kues. Azienda gestita da Akim Molitor, fratello del più rinomato Markus, ma che a mio modesto parere, poco a da invidiargli in quanto sa creare veri e propri nettari che ho apprezzato e non poco. Consiglio una degustazione nel suo punto vendita situato all’estrema destra della caratteristica piazza principale di Bernkastel (Marktplatz), all’inizio di una viuzza che tende a salire. Ed ecco le sensazioni avvertite nella degustazione:

l’eiswein si presenta di un bel colore oro zecchino, limpido e senza sbavature; al naso è un tripudio di miele , canditi, crema pasticcera, cannella e babà al rum.

In bocca entra con straordinaria finezza e raffinatezza. Un vero e proprio rosolio che riveste di velluto le papille gustative; il miele e le speziature dolci la fanno da padrone ed il vino è sostenuto da una spiccata acidità che non lo rende mai stucchevole ed è talmente armonico da rendersi accattivante sorso dopo sorso. Perfetta la corrispondenza naso/bocca e la netta sensazione salivante, avvertita al palato, induce ad una continua beva decisamente ammaliante e sensuale. Grande persistenza aromatica, infinita. 

Non posso dire con certezza se Christian Rosenkreuz fosse esistito veramente, ma degustando questo vino, per un attimo ho avuto la sensazione che Akim Molitor sia un suo degno adepto per un vino che incarna tutte le caratteristiche di un’anima immortale.