Secondo l’Enciclopedia Treccani, il Mistral è un vento caratteristico discendente lungo la valle del Rodano sino al Golfo del Leone che produce le tempeste note sotto il nome di lionate, con provenienza circa da NO e velocità fino a oltre 100 km/h. È determinato da una depressione centrata nel Mar di Sardegna e da alte pressioni nel centro della Francia o sul Golfo di Guascogna.
La leggenda narra che il vento sorgeva dalle paludi del Vivarais, antica provincia della Languedoc (dipartimento dell’Ardèche). Da qui, usciva da un’enorme arcata tra le rocce traforate e prendendo forza, terrorizzava gli abitanti dei luoghi vicini, distruggendo tutto quanto trovava lungo il suo passaggio, dalle case, ai raccolti, alle persone.
Un giorno i contadini, stanchi di questa situazione, decisero di imprigionarlo, inchiodando sopra ai fori robuste assi di legno di ulivo centenario. Il vento sopitosi temporaneamente e ridestatosi, si accorse di essere prigioniero e a nulla valsero i tentativi di liberarsi, nonostante si fosse messo a soffiare con tutta la sua forza.
Il Mistral, a quel punto, minacciò gli abitanti avvertendoli che una volta liberatosi, avrebbe sradicato tutto quanto avesse incontrato sul suo passaggio, ma non solo, lanciò una maledizione, augurando desolazione sui raccolti, infestazione di zanzare, acque putride, febbre e morte sui figli e sui vecchi.
E così avvenne. Un caldo insopportabile si abbattè sulla Provenza, puntualmente si verificò un’invasione di insetti nocivi che martoriarono la pelle di vecchi e bambini e il clima arido distrusse i raccolti. A questo punto, gli abitanti, memori della maledizione, vennero a miti consigli e pensarono di liberare il vento riconoscendo il fatto che il suo passaggio potesse portare beneficio. I contadini preferirono patire il freddo piuttosto che vedere morire i greggi, ultimo loro sostentamento. Il Mistral, sentito i loro pensieri, fece la promessa una volta liberato di non seminare terrore e distruzione. Parole decisamente “al vento”, visto che una volta liberato iniziò a dispiegare tutta la sua potenza, ma grazie alla richiesta di un fanciullo che parlando al vento gli ricordò la promessa non mantenuta, si calmò all’istante iniziando ad accarezzare gli alberi e le case dei contadini, senza recare alcun danno e ben presto se ne andò altrove verso la valle del Rodano…….
Questo stesso vento, è croce e delizia dei vignaioli e tra questi, ai confini con la Camargue, tra Nimes ed Arles possiamo annoverare Gerard Eyraud, proprietario del Domaine de Rapatel, che sorge in un’area in cui le vigne convivono costantemente col sole e con le raffiche del Mistral. Nonostante non creda alle denominazioni (le AOC francesi), i suoi vini vanno sotto la denominazione Costières de Nimes e sono contraddistinti dal fatto che siano un traid-union tra la sponda occidentale del Rodano e la Languedoc Roussillon, in un territorio dove il Mistral soffia tutto l’anno e le vigne, nel tempo si sono fatte gli “anticorpi” per resistere e per aumentare la propria forza di ancoraggio contro il vento. Azienda biologica e biodinamica che fa uso di fitoterapia in vigna e che utilizza il tempo come panacea per i propri vini, che escono sul mercato solo al momento opportuno. I vini di Gerard sono figli di passione, sofferenza e forza, ma allo stesso tempo denotano un’inaspettata sensualità e mineralità ben caratterizzante, come questo apparentemente semplice Vin de Table “C” si Rapatel 2010 di 14,5°vol. Syrah 100% che nasce da vigne di età media di 50 anni, fermentato con lieviti indigeni, non filtrato e senza solfiti aggiunti, da degustare alla temperatura di 17° gradi e che, scaraffato nell’apposito balloon si presenta di un colore rosso rubino intenso ed impenetrabile, a tratti simile all’inchiostro.
Al naso emergono immediate sensazioni di frutta rossa matura, di ciliegia marasca e ribes nero ed a seguire terziarietà speziata di un pungente pepe nero, humus e pellame. Ma è in bocca che lascia stupefatti, entrando con violenza in modo estremamente verticale per poi aprirsi con una mineralità ed una freschezza balsamica sorprendente, come se fosse attraversata da un vero e proprio colpo di Mistral. Il tannino, nonostante i dieci anni sulle spalle allappa ancora, ma è morbido e ben bilanciato; l’alcool si sente ma non disturba e la persistenza gustativa è lunga ed evidente in bocca.
In sintesi è tutto tranne che un Vin de Table, che sa coniugare tutti gli elementi, ovvero il sole cocente, la terra che ben si presta e il Mistral, che nel tempo ha saputo fortificare le vigne ed i grappoli.
Questo Syrah ha una forte personalità trasmessagli dal vigneron Gerard Eyraud, che attraverso la difficoltà degli elementi naturali, ha saputo dar vita a un vino che definisco eroico, con una grande forza mascolina, ma allo stesso tempo con una sensualità che ti ammalia al punto di non togliergli lo sguardo, assaporandolo sorso dopo sorso ed immaginando la sua degustazione in mezzo ai filari, accarezzato da una brezza di Mistral.